Mai uguale a se stesso. Sempre attuale, innovativo, al passo con i tempi e fedele a quello spirito che negli anni l’ha reso un appuntamento imperdibile nel panorama mondiale. Torna a Perugia, dal 5 al 9 aprile, il Festival Internazionale del Giornalismo, quest’anno alla sua XI edizione.
Come ogni anno, tante le tematiche e le problematiche poste dall’evento, in cinque giorni ricchi di incontri, workshop, panel, discussioni sul macrosistema dell’informazione. Un’ampia e variegata riflessione sui temi del giornalismo e sui cambiamenti continui della professione, ad opera di grandissimi esperti provenienti da tutto il mondo che portano le loro testimonianze ed esperienze per condividerle con i presenti.
Una preziosa, occasione, inoltre, per raccontare le storie e i temi di attualità. Dall’America di Trump e la sua continua sfida ai media alla Turchia di Erdogan e le sue sfacciate censure. La libertà di informazione sotto attacco in tutto il mondo, l’Europa al bivio con Brexit, le fake news, in una presunta era della post-verità. Ospite d’eccellenza a tal proposito la brigata di Lercio, il sito delle “bufale”, per una lectio sui tempi della post-falsità e della disinformazione. Si parlerà di Siria, di Yemen, una delle crisi meno raccontate del Medio Oriente, di migranti, di Africa, di Italia e crisi della classe dirigente politica. Ancora di attivismo, giornalismo investigativo, diritti umani, cyberguerre, Wikileaks, di crisi di fiducia nei media, cambiamento climatico. Il Festival, dunque, come una grande newsroom mondiale, dove professionisti e non si incontrano, costruendo un ricco e complesso racconto a più voci del mondo.
Saltando dal global al local, si parlerà anche di terremoto. Il Festival potrà contribuire, con il sostegno della buona informazione, a ristabilire un clima di fiducia a seguito degli eventi sismici che hanno praticamente azzerato il flusso turistico, raccontando di una regione che sta in piedi e ha tanto da offrire. A tal proposito diversi i workshop e i panel volti a spiegare come comunicare l’emergenza nel modo più adeguato. Un evento dall’altissimo valore culturale e formativo quello messo in piedi da Arianna Ciccone e Chris Potter, cui prenderanno parte più di 500 speaker e circa 200 volontari, fra studenti, aspiranti giornalisti, fotografi, da 27 diversi paesi.
Mai come in questa edizione 2017 nel cuore dell’evento ci saranno le persone e le storie. Ha sottolineato la Ciccone: «Facciamo giornalismo e, una volte prese per mano, non abbandoniamo le storie irrisolte o da cui si può imparare». A cominciare da quelle più dolorose, come quella di Andy Rochelli, il fotoreporter italiano, speaker a Perugia tre anni fa e ucciso in un agguato insieme all’attivista Andrey Mironov, mentre documentava il conflitto russo-ucraino. A ricordarlo saranno al Festival i suoi genitori, così come toccherà a Ilaria Cucchi ricordare il fratello Stefano e a Paola e Claudio Regeni chiedere, ancora una volta giustizia e verità, per il figlio Giulio e per tutte le vittime delle dittature. In anteprima a Perugia il toccante documentario firmato da Carlo Bonini e Giuliano Foschini, di Repubblica, sul martirio del ricercatore italiano. Ancora, il terribile racconto dell’inferno di Guantanamo da parte di Mohamedou Slahi, per 15 anni esposto a violenze e soprusi in carcere senza accuse.
Tra le curiosità della rassegna perugina, la rituale incursione della band di Gazebo, stavolta nobilitata dagli stucchi del maestoso Teatro Morlacchi, la presenza di Zero Calcare, Manuel Agnelli, per il tradizionale appuntamento con la musica, perfino di Peppe Vessicchio. Ancora la lunga notte di Tiki Taka dopo Napoli-Juve di Coppa con Pierluigi Pardo e uno speaker di soli dieci anni per un panel sulla necessità di un giornalismo capace di parlare ai millennials.
Impossibile sintetizzare i buoni motivi per partecipare a questo Festival. Vale la pena però di ricordare i quattro talk di 17 minuti affidati a Cameron Barr (The Washington Post) sulla sfida del giornalismo al presidente Trump, quindi al vicepresidente di Facebook Adam Mosseri, sui segreti del News Feed e ancora Zaina Erhaim sulla guerra in Siria e l’attivismo e Evan Greer, a capo della movimento per la scarcerazione di Chelsea Manning, prevista a maggio. Quattro incontri che ci racconteranno storie di impegno per la democrazia e la libertà. Ci saranno incontri con Emiliano Fittipaldi (L’Espresso) sulle tecniche del giornalismo investigativo, con Roberto Saviano sulle notizie che non si possono dare, col regista cult Firas Fayyad sulla tragedia di Aleppo, con Marco Travaglio e le sue provocazioni su post-verità e post-giornalismo, con Martina Caironi per parlare di disabilità e sport.
Main sponsor del Festival, Facebook, new entry, con un team presente a Perugia in modo massiccio con workshop e panel. Ancora Google, Amazon ed Eni, a cui si aggiungono, con contributi comunque significativi, Nestlé, Sky e, per la prima volta, WordPress e Ferrovie dello Stato. Grazie al contributo dell’Ordine Nazionale dei Giornalisti diversi workshop saranno validi per il riconoscimento dei crediti formativi.
Sintetizzando, cinque giorni, circa 250 eventi, oltre 500 speaker da 44 paesi diversi e, come sempre, tutto rigorosamente a ingresso libero e in live streaming.