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Abusi e sofferenza: donna disabile ridotta in schiavitù


La terribile vicenda giudiziaria

La vicenda che ha scosso la Corte d’Assise di Torino ha visto coinvolte due donne, madre e figlia, accusate di lesioni personali e riduzione in schiavitù nei confronti di una giovane con disabilità. Le loro azioni crudeli hanno gettato luce su un incubo vissuto dalla vittima, costretta a subire umiliazioni e violenze nel proprio ambiente domestico.


La condanna di madre e figlia

La sentenza emessa dalla Corte ha inflitto pesanti condanne alle due imputate: la figlia, 44 anni, è stata condannata a diciotto anni di reclusione, mentre la madre, 68 anni, dovrà scontare dieci anni di pena. Il marito della donna, coinvolto anche in accusa di appropriazione indebita, è stato invece assolto per insufficienza di prove. Le richieste della pubblica ministero Antonella Barbera per undici anni e sei mesi, nove anni e due mesi, e nove anni di reclusione sono state in parte accolte, portando così alla sentenza definitiva.


Il calvario della vittima

La giovane, oggi cinquantasettenne, è stata liberata da un incubo durato anni grazie all’intervento tempestivo dei carabinieri, chiamati dai vicini che avevano udito le sue grida di disperazione nell’appartamento di Nichelino . I militari si sono trovati di fronte a uno spettacolo straziante: la donna presentava evidenti segni di maltrattamenti e denutrizione, testimonianza degli abusi subiti. La sua condizione era la conseguenza di un trattamento disumano inflitto dalla sua presunta badante, la quale avrebbe trasformato la sua assistenza in schiavitù. La vittima era costretta a lavorare senza sosta, non ricevendo alcun compenso e subendo violenze fisiche che l’hanno segnata profondamente.


Le indagini e la giustizia

Le prime segnalazioni sull’orrore vissuto dalla donna afflitta dalla disabilità sono giunte alle autorità nel 2018, grazie a denunce anonime che hanno messo in luce lo scenario di abusi e sofferenza all’interno dell’appartamento. Ora, le due colpevoli dovranno affrontare le conseguenze dei loro atti, dovranno scontare le condanne comminate e risarcire la vittima con un importo di 60mila euro per le spese processuali e il danno subito, nella speranza di porre fine a un capitolo nero di violenza e ingiustizia.

Approfondimenti

    Il testo dell’articolo tratta di una terribile vicenda giudiziaria che ha scosso la Corte d’Assise di Torino. Le due protagoniste principali sono una madre e una figlia, accusate di lesioni personali e riduzione in schiavitù nei confronti di una giovane con disabilità.

    Torino: Importante città nel nord Italia, capoluogo della regione Piemonte, con una storia ricca e una forte tradizione culturale. È anche conosciuta per la sua importanza economica e industriale, oltre ad essere un importante centro giudiziario.
    La sentenza ha comportato pesanti condanne: la figlia è stata condannata a diciotto anni di reclusione, mentre la madre dovrà scontare dieci anni di pena. Il marito della donna è stato assolto per insufficienza di prove.
    La giovane vittima, liberata dall’incubo a cui era sottoposta, era costretta a subire umiliazioni, violenze, maltrattamenti e denutrizione nel proprio ambiente domestico a Nichelino, località nella provincia di Torino.
    Nichelino: Comune situato nella città metropolitana di Torino, ha come capoluogo Torino.
    Le indagini sull’orrendo caso sono iniziate nel 2018, grazie a denunce anonime che hanno portato alla luce gli abusi e le sofferenze subite dalla vittima. Le due imputate dovranno ora affrontare le conseguenze dei loro atti, scontando le condanne e risarcendo la vittima con un importo di 60mila euro.
    Questo tragico episodio mette in luce l’importanza della giustizia e della protezione delle persone vulnerabili, oltre a evidenziare la gravità di atti di violenza e abuso nei confronti di individui indifesi. La condanna delle responsabili e la liberazione della vittima sono passi significativi verso la giustizia e la tutela dei diritti umani.

Francesca Monti

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