Alberto Genovese in aula per nuove accuse di abusi sessuali: un'analisi approfondita del secondo filone di indagine - Occhioche.it
Il secondo filone di indagine su Alberto Genovese, l’ex imprenditore del web già condannato a 6 anni e 11 mesi di reclusione per aver drogato e violentato due ragazze, si sta svolgendo in un’aula di Milano. Questa volta, Genovese è accusato di ulteriori episodi di abusi sessuali nei confronti di altre due giovani, che sarebbero stati commessi seguendo lo stesso schema: rendere le vittime incoscienti con un mix di droghe.
Il processo a porte chiuse e l’interrogatorio di Daniele Leali
Il processo si sta svolgendo a porte chiuse, con rito abbreviato, davanti al gup Chiara Valori. In aula, insieme a Genovese, c’è anche Daniele Leali, l’ex braccio destro dell’imprenditore. Leali è accusato di intralcio alla giustizia e cessione di droga, in relazione ai famigerati festini che si tenevano in Terrazza Sentimento. Oggi, Leali ha richiesto di essere interrogato, e successivamente i pm Rosaria Stagnaro e Paolo Filippini prenderanno la parola per le richieste di condanna. La sentenza, tuttavia, non verrà emessa oggi, ma in un’altra data.
Le nuove accuse di abusi sessuali e il ruolo di Sarah Borruso
Nel nuovo filone di indagine, a Genovese, che attualmente si trova in carcere per scontare la pena, sono state contestate più “ipotesi di violenza sessuale”. Queste violenze sarebbero avvenute tra il marzo 2019 e il novembre 2020, e avrebbero coinvolto una modella 22enne. In uno dei casi, Genovese avrebbe agito con la collaborazione della sua ex fidanzata, Sarah Borruso, che è anch’essa accusata in abbreviato. Borruso e Genovese sono inoltre accusati di un tentativo di abuso su una 28enne, risalente al febbraio 2020.
Secondo la Procura, Genovese avrebbe sempre agito quando le giovani erano in uno stato di semi-incoscienza. ‘accusa di intralcio alla giustizia, contestata sia a Genovese che a Leali, riguarda un tentativo di offrire poche migliaia di euro a una modella 18enne in cambio di una ritrattazione delle sue dichiarazioni sulle 20 ore di violenze subite un mese prima.
Infine, l’accusa di detenzione di materiale pedopornografico per Genovese si basa sulla scoperta, da parte della Polizia postale, di una cartella chiamata “La Bibbia 3.0” contenente immagini di minori.
In attesa della sentenza, il processo a carico di Alberto Genovese continua a far emergere dettagli inquietanti sui suoi presunti crimini, lasciando un’ombra oscura sul suo passato di imprenditore di successo nel mondo del web.
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