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Alfonso Cuarón al Locarno Film Festival: un viaggio tra ricordi e incertezze artistico-cinematografiche

Alfonso Cuarón, celebre regista messicano e vincitore di diversi premi Oscar, ha incantato il pubblico del Locarno Film Festival con una masterclass ricca di spunti autobiografici e professionali. Durante l’incontro, Cuarón ha messo in evidenza come il cinema gli abbia fornito un sostegno cruciale nei momenti difficili della sua vita, condividendo la sua passione infervorata per la settima arte e un percorso artistico che continua a evolversi.

La passione per il cinema di Alfonso Cuarón

Un amore che inizia nei primi anni di vita

Alfonso Cuarón è nato nel 1961 e ha iniziato a coltivare la sua passione per il cinema fin da giovanissimo. Durante la masterclass, ha raccontato come, all’età di pochi anni, abbia capito che il cinema avrebbe occupato un posto centrale nella sua vita. Questa consapevolezza è emersa in modo particolare mentre assisteva a “Ladri di biciclette” di Vittorio De Sica in compagnia di un cugino. Cuarón ha descritto il film come un’esperienza rivelatrice, in grado di fondere poesia e realtà, un tema che ha segnato profondamente il suo approccio nei confronti della narrazione filmica.

Influenze formative e momenti chiave

Cuarón ha delineato alcuni dei momenti chiave che hanno forgiato la sua crescita artistica, sempre accompagnati da un tono di umorismo e sincerità. Riflettendo sulle sue opere precedenti, ha messo in luce come film come “Y tu mamà también”, “Gravity” e “Roma” non siano solo produzioni artistiche, ma rappresentino anche un modo per affrontare questioni sociali e personali. Queste opere, segnate da una forte componente autobiografica, riflettono non solo il talento del regista, ma anche la sua capacità di connettersi con il pubblico a un livello più profondo.

Anticipazioni sul futuro e nuove sfide

Progetti futuri al Festival di Venezia

Uno dei progetti più attesi di Cuarón è la miniserie thriller “Disclaimer”, in programma alla Mostra del Cinema di Venezia. Scritto, diretto e co-prodotto da Cuarón, il lavoro vede tra i protagonisti Cate Blanchett, nel ruolo di una giornalista documentarista coinvolta in un romanzo che svela un segreto profondo della sua vita. Questo progetto segna una nuova tappa nella carriera del regista, che continua a esplorare il confine tra realtà e finzione, fucina di spunti di riflessione sul mondo contemporaneo.

L’idea di esplorare l’horror

Alfonso Cuarón ha anche accennato a un possibile interesse per il genere horror, sottolineando come, da spettatore, trovi affascinante questo ambito. Pur avendo già provato a scrivere qualcosa in questo genere, ha rivelato di non esserne ancora soddisfatto, ma ha dichiarato di essere aperto a sviluppare ulteriormente questa idea. A differenza di molti film horror contemporanei, Cuarón immagina una narrazione più radicata nella realtà, un approccio che certamente riflette il suo stile distintivo.

Una filosofia cinematografica personale

Riflessioni sui temi sociali nel cinema

Durante l’incontro, Cuarón è stato invitato a commentare l’uso di temi sociali nelle sue opere. Ha con chiarezza espresso il suo punto di vista, affermando che i film didascalici rappresentano una delle sue principali avversità. Per il regista, è fondamentale che un tema sociale venga affrontato solo se risuona a livello personale. Anziché scegliere argomenti per il loro valore apparente o per le aspettative di mercato, Cuarón crede che la vera essenza del cinema risieda nella capacità di raccontare storie in modo autentico e profondo.

Un’eredità cinematografica in costante evoluzione

Con una carriera che abbraccia vari generi e temi, da “Harry Potter e il prigioniero di Azkaban” a “I figli degli uomini”, Cuarón continua a essere una figura di riferimento nel panorama cinematografico. Le sue opere non solo affascinano il pubblico, ma sollecitano anche riflessioni importanti sulla condizione umana. Nel suo percorso, emerge chiaramente un regista che esplora continuamente le sfide e i trionfi della vita, rendendo ogni progetto non solo un’opera d’arte, ma anche una finestra sulle esperienze universali che tutti noi condividiamo.

Redazione

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