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Arrestato in Argentina il latitante delle Brigate Rosse Leonardo Bertulazzi: estradizione in Italia per terrorismo

Lo svolgimento delle operazioni di polizia internazionale ha condotto all’arresto di Leonardo Bertulazzi, noto latitante delle Brigate Rosse, in Argentina. La sua cattura segna un’importante vittoria nella lotta al terrorismo e alla giustizia per crimini avvenuti in Italia durante gli anni di piombo. Bertulazzi, che dal 1980 viveva sotto falso nome, sarà estradato nel nostro Paese per scontare una pena di 27 anni per diversi reati gravi, tra cui sequestro di persona e associazione sovversiva.

Chi è Leonardo Bertulazzi e il suo passato nelle Brigate Rosse

Un percorso criminale tra terrorismo e latitanza

Leonardo Bertulazzi è considerato un personaggio chiave all’interno delle Brigate Rosse, una delle organizzazioni terroristiche più temute della storia italiana. Il suo coinvolgimento in crimini di alto profilo ha dato origine a un’ampia ricerca e a un lungo periodo di latitanza. Tra i reati più gravi di cui è accusato vi è il sequestro dell’ingegnere Piero Costa, avvenuto a Genova nel 1977, che ha avuto come obiettivo il finanziamento delle attività terroristiche del gruppo.

Questo sequestro è stato tutt’altro che casuale; infatti, i 50 milioni di lire ottenuti come riscatto furono utilizzati per acquistare un appartamento a Roma, in via Montalcini 8. Questo luogo divenne tristemente noto in quanto era il rifugio di Aldo Moro durante il suo famoso rapimento. La rete di collegamenti tra Bertulazzi e altri membri delle Brigate Rosse ha contribuito a creare un clima di paura e insicurezza in Italia, caratterizzato da un clima di violenza e lotta armata.

La latitanza e il rifugio in Argentina

Dal 1980, Leonardo Bertulazzi si era rifugiato in Argentina, dove ha vissuto sotto falso nome, sfuggendo alla giustizia italiana. Il suo status di rifugiato, ottenuto nel 2004, lo ha protetto per anni da eventuali misure di estradizione. Tuttavia, la revoca di questo status ha aperto la strada a nuove possibilità per l’azione della giustizia. La determinazione degli organismi di sicurezza italiani ha giocato un ruolo cruciale nel ritrovare Bertulazzi e nel piegare la sua latitanza.

L’arresto e la cooperazione internazionale

Operazioni congiunte tra Italia e Argentina

L’arresto di Leonardo Bertulazzi è avvenuto grazie a un’operazione congiunta tra le forze di polizia italiane e quelle argentine. La Polizia argentina ha eseguito l’arresto all’interno della capitale Buenos Aires, sotto il coordinamento dell’Intelligence italiana, che da tempo era attiva nella ricerca di questo latitante. Presenti sul posto anche dirigenti delle forze di polizia, tra cui agenti della Digos di Genova e della Direzione Centrale Polizia di Prevenzione, che hanno collaborato a stretto contatto con le autorità argentine.

Questa operazione è un esempio notevole di come la cooperazione internazionale sia efficace nella cattura di criminali di rilevanza internazionale. La collaborazione tra paesi ha permesso di affrontare congiuntamente il problema del terrorismo e della latitanza, garantendo che i responsabili possano finalmente affrontare le conseguenze delle loro azioni. L’operazione segna un passo importante anche per le famiglie delle vittime che, dopo anni di silenzio, possono ora sperare in una giustizia che ristabilisca i valori di legalità e sicurezza nella società.

La rotta verso l’estradizione in Italia

Dopo l’arresto, Leonardo Bertulazzi è destinato ad affrontare la giustizia italiana. L’estradizione è una procedura legale che richiede il rispetto di precise normative internazionali e locali. In questo caso, il processo di estradizione passerà attraverso un esame rigoroso da parte delle autorità argentine, che valuteranno tutte le condizioni legali per un trasferimento in Italia. Una volta tornato nel suo Paese, Bertulazzi dovrà scontare la pena di 27 anni stabilita per i crimini commessi e rispondere anche di altre accuse legate alla sua lunga carriera nel terrorismo.

La possibilità di avere di nuovo Bertulazzi in tribunale rappresenta un segnale forte e chiaro che, nonostante il tempo e la distanza, la giustizia può trovare la sua strada. Questo episodio enfatizza l’importanza della memoria storica e della lotta contro l’impunità, principi fondamentali per garantire un futuro libero da violenze e atrocità.

Giordana Bellante

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Giordana Bellante

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