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Aumentano a 59 i suicidi nelle carceri italiane nel 2023: il dramma continua

I dati allarmanti riguardo ai suicidi nelle carceri italiane continuano a crescere in modo preoccupante. Solo dall’inizio dell’anno, il numero complessivo di tali eventi tragici ha raggiunto quota 59. Recentemente, il Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale ha confermato la notizia di un nuovo suicidio avvenuto nel penitenziario di CREMONA, dove un detenuto di nazionalità marocchina ha tolto la vita nella serata di ieri.

Un dramma in crescita nelle carceri italiane

L’aumento dei suicidi: un fenomeno allarmante

Il tema del suicidio nelle carceri italiane è da lungo tempo sotto i riflettori delle istituzioni e dell’opinione pubblica. Con il numero che ha toccato il picco dei 59 suicidi nel 2023, diventa necessario analizzare le cause che alimentano tale emergenza. Negli ultimi decenni, le condizioni detentive sono state fonte di critiche, riguardanti il sovraffollamento, il disagio mentale e la mancanza di supporto psicologico adeguato per i detenuti. Secondo vari rapporti, le carceri italiane tendono a rispecchiare una realtà sociale complessa, dove le fragilità umane si amplificano in un contesto di isolamento e privazione della libertà.

Il recente caso nel carcere di Cremona

Il caso più recente riguarda un detenuto di 31 anni, proveniente dal Marocco, che si è suicidato nel carcere di Cremona. Legato a reati di rapina e violenza sessuale, il giovane si trovava in una situazione già precaria. La notizia ha suscitato indignazione e tristezza, portando l’attenzione su un tema spinoso: qual è il livello di supporto psicologico e sociale fornito a questi individui in difficoltà? Le testimonianze di amici e familiari, spesso, rivelano una mancanza di connessione con il mondo esterno e con istituzioni in grado di offrire aiuto e sostegno.

La risposta delle istituzioni e le proposte di intervento

Le misure adottate dal Garante dei diritti

Il Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale ha ripetutamente lanciato appelli affinché vengano adottate misure più efficaci per affrontare la crisi del suicidio nelle carceri. Tra le proposte avanzate, spiccano interventi mirati per garantire un accesso migliore a cure psicologiche e sociali. È fondamentale prevedere un aumento del personale specializzato, in grado di rispondere alle esigenze dei detenuti in maniera tempestiva e professionale. Spesso i detenuti con problemi di salute mentale non ricevono le cure necessarie, con conseguenze drammatiche.

L’urgente necessità di un cambiamento

È evidente che sia necessaria una riforma complessiva del sistema penitenziario per affrontare non solo il sovraffollamento, ma anche le fragilità psicologiche dei detenuti. Ci sarebbe bisogno di collaborazioni più strette tra le istituzioni penitenziarie e le associazioni di volontariato, le quali possono fornire un supporto emotivo e pratico. In questo contesto, il dialogo e la comunicazione tra i detenuti e gli operatori del settore devono essere migliorati per creare un ambiente più umano e meno alienante.

Il dramma del suicidio nelle carceri italiane richiede un’attenzione costante e strategica. Le statistiche non possono essere ignorate, e il tempo per un intervento efficace è ora.

Giordana Bellante

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