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Aumento dei decessi legati al caldo in Europa: le previsioni dello studio ‘The Lancet Public Health’

Le estati europee degli ultimi anni si sono dimostrate incredibilmente calde, caratterizzate da picchi di temperatura che hanno portato a elevate fatalità. Le previsioni emerse da un recente studio pubblicato su ‘The Lancet Public Health’ non lasciano trasparire segnali positivi: se le attuali politiche climatiche rimarranno invariate, entro il 2100 i decessi causati da caldo estremo potrebbero triplicare nel Vecchio continente, colpendo in particolare le regioni meridionali. L’Italia, insieme a Spagna, Grecia e alcune aree della Francia, si trova tra i Paesi più vulnerabili. Al contrario, si prevede un leggero calo dei decessi legati a temperature rigide. Questo articolo analizza in dettaglio i dati e le previsioni, evidenziando il cambiamento climatico e l’invecchiamento della popolazione come fattori determinanti.

Il contesto dello studio

Lo studio, che ha coinvolto l’analisi di dati provenienti da 854 città europee con oltre 50.000 abitanti, rappresenta la prima ricerca in grado di stimare in modo così dettagliato gli effetti delle temperature estreme sulla mortalità, sia attuale che futura. I risultati rivelano una disparità significativa tra decessi per freddo e caldo: attualmente, circa otto volte più persone muoiono a causa delle basse temperature rispetto alle alte. Tuttavia, si prevede che questa situazione cambierà drasticamente nel corso del secolo, con un aumento esponenziale dei decessi legati al caldo. L’analisi ha tenuto conto delle diverse fasce di età, evidenziando che gli anziani sono i più a rischio per le temperature estreme.

Con un riscaldamento globale previsto di 3°C, il numero di decessi legati al caldo in Europa potrebbe passare da 43.729 a 128.809 entro la fine del secolo. Parallelamente, si stima che i decessi attribuibili al freddo subiranno una leggera diminuzione, scendendo da 363.809 a 333.703. Per l’Italia, secondo le proiezioni, i decessi causati dal caldo estremo aumenteranno da 10.433 a 28.285, con possibilità di superare i 45.000 se si raggiungeranno temperature più elevate.

Impatto regionali e differenziali

L’analisi ha preso in considerazione non solo la relazione tra temperature e mortalità, ma anche le differenze regionali all’interno dell’Europa. I decessi per freddo si concentrano soprattutto nell’Europa orientale e nei Paesi Baltici, mentre i tassi sono più contenuti nell’Europa centrale e in alcune zone meridionali. Le statistiche mostrano tassi di mortalità che variano da 25 a 300 morti ogni 100.000 persone, a seconda della regione e delle temperature. Al contrario, i decessi correlati al caldo mostrano valori nettamente inferiori, oscillando da 0,6 a 47 ogni 100.000 persone, con i valori più alti registrati in Croazia e nelle regioni meridionali, mentre nel Regno Unito e nei Paesi scandinavi i tassi sono decisamente più contenuti.

Essendo il caldo estremo il fattore in rapida crescita, si preconizza un incremento significativo della mortalità. Si stima che con un riscaldamento di 3°C, i decessi legati alla temperatura aumenteranno del 13,5%, comportando circa 55.000 morti in più ogni anno, con un’alta incidenza sulle persone over 85.

Necessità di politiche adeguate

Alla luce di questi dati allarmanti, gli esperti avvertono riguardo l’importanza di sviluppare politiche adeguate per proteggere le categorie più vulnerabili. Juan-Carlos Ciscar, del Joint Research Centre presso la Commissione europea, sottolinea come ci sia la necessità urgente di affrontare il cambiamento climatico, evidenziando il mutamento previsto nel rapporto tra decessi per caldo e freddo: in futuro, i decessi per caldo supereranno quelli per freddo, creando nuove sfide per la salute pubblica in tutta Europa.

Le politiche climatiche dovrebbero includere misure di prevenzione e adattamento volte a mitigare l’impatto delle temperature estreme. È fondamentale che i governi si attivino per proteggere i cittadini più vulnerabili, in particolare gli anziani, i bambini e le persone con patologie preesistenti. L’obiettivo deve essere quello di garantire che le comunità possano affrontare le sfide future legate al cambiamento climatico in modo resiliente e proattivo.

Luisa Pizzardi

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