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Concordato preventivo: la Sogei lancia il tachimetro del rischio evasione per le partite IVA

Il concordato preventivo biennale è al centro dell’attenzione in questo periodo cruciale per le partite IVA, con la scadenza del 31 ottobre che si avvicina. La Sogei, attraverso il suo nuovo strumento, il tachimetro del rischio evasione, mira a incentivare la regolarizzazione fiscale dei contribuenti. Questa iniziativa è stata svelata nel contesto di un lavoro congiunto tra il partner tecnologico Sogei, l’agenzia delle Entrate e altre autorità fiscali, per fornire ai contribuenti un’idea chiara della loro affidabilità nel dichiarare i redditi. Con oltre 2,7 milioni di ditte potenzialmente coinvolte, si prevede un impatto significativo sulla trasparenza e sull’emersione dei redditi.

Come funziona il tachimetro del rischio evasione

Il tachimetro dell’evasione introduce un sistema di valutazione basato su un codice colore che rappresenta il livello di fedeltà fiscale dei contribuenti. Le categorie sono suddivise in tre fasce: il colore rosso indica un punteggio da zero a sei, giallo corrisponde a un punteggio tra sei e otto, mentre il verde va da otto a dieci. Queste classificazioni non solo offrono una visione immediata della posizione fiscale del contribuente, ma segnalano anche i potenziali benefici che derivano dall’adesione al regime premiale per coloro che ottengono un punteggio alto.

In particolare, le aziende e i lavoratori autonomi che registrano punteggi compresi tra otto e dieci possono accedere a significative riduzioni degli adempimenti fiscali e a garanzie per i rimborsi. A complicare ulteriormente la situazione, il Fisco utilizza documenti informativi per evidenziare i vantaggi offerti dal concordato, invitando i contribuenti a correggere eventuali anomalie. La trasparenza di questo sistema contribuisce a rendere il processo di adempimento fiscale meno opaco e più accessibile.

Trasparenza e affidabilità tra fisco e contribuenti

Il tachimetro del rischio evasione rappresenta una strategia di trasparenza e dialogo tra il fisco e i contribuenti. I contribuenti ricevono feedback diretto sulle loro performance fiscali, basato sui risultati delle dichiarazioni recenti. In particolare, la valutazione si basa sulle dichiarazioni inviate per l’anno d’imposta 2023 e tiene conto di coloro che hanno già scelto di partecipare al concordato preventivo.

Ogni contribuente ha quindi la possibilità di monitorare il proprio livello di affidabilità fiscale, potendo così intraprendere azioni rettificative in caso di punteggi low. La scelta di intraprendere un percorso virtuoso per migliorare la propria posizione fiscale può portare a un punteggio più elevato nel biennio del concordato, incrementando allo stesso tempo la legittimità fiscale complessiva e contribuendo al bilancio dello Stato.

Opportunità economiche e manovre fiscali

La finalità fondamentale del concordato preventivo, come sottolineato dal viceministro all’Economia Maurizio Leo, è quella di far emergere redditi non dichiarati, contribuendo così al rafforzamento delle finanze pubbliche. Questo strumento non si limita a facilitare la regolarizzazione fiscale, ma ha anche il potenziale di incentivare misure di riduzione della pressione fiscale, come la conferma delle aliquote Irpef o una possibile riduzione della seconda aliquota dal 35% al 33% con l’ampliamento dello scaglione di riferimento.

Tuttavia, è importante notare che tali misure comportano spese significative e dovranno essere valutate attentamente nel contesto dei bilanci pubblici. In questo scenario, il concordato assume un ruolo chiave, poiché promette di garantire una base di entrate stabile per il biennio attraverso l’autoliquidazione delle partite IVA, fornendo così risorse per eventuali interventi economici futuri.

L’impatto delle liste selettive per i non aderenti

Per i contribuenti che decidono di non aderire al concordato, la situazione potrebbe diventare complicata. Un punteggio basso sul tachimetro di fedeltà fiscale, unito alla mancanza di rimedi, può significare un’attenta sorveglianza da parte del Fisco. Anche se non tutte le classificazioni negative derivano da evasione fiscale, la nuova interconnessione dei dati fiscali permetterà di creare liste selettive di contribuenti considerati a rischio di evasione.

Questo approccio consentirà all’agenzia delle Entrate e alla Guardia di Finanza di concentrare le proprie indagini su soggetti specifici, utilizzando un’analisi mirata per scoprire redditi non dichiarati e imposte non versate. La creazione di queste liste, attraverso l’interoperabilità delle banche dati, rappresenta una strategia maggiore di controllo e verifica, contribuendo a un sistema fiscale più trasparente e giusto per tutti.

Redazione

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