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Condannato a nove anni di carcere un 47enne per tre violenze sessuali su prostitute tra il 2016 e il 2019

Un recente verdetto del tribunale di Viterbo ha visto un uomo di 47 anni di Bracciano riconosciuto colpevole di tre episodi di violenza sessuale. Le vittime, tutte giovani prostitute, hanno subito aggressioni tra il 2016 e il 2019 che hanno portato l’imputato a trascorrere un totale di nove anni in carcere. Questa condanna rappresenta un duro colpo alla criminalità che colpisce le fasce più vulnerabili della società.

La sentenza del tribunale di Viterbo

La pronuncia della corte è avvenuta il 24 settembre, quando il collegio dei giudici ha deciso di aggiungere un anno e mezzo di reclusione alla precedente condanna di sette anni e mezzo emessa dal tribunale di Tivoli. La sentenza ha previsto una provvisionale di 5.000 euro a favore della parte civile, una delle vittime dell’aggressione avvenuta a Monterosi. Il risarcimento dei danni deve ancora essere determinato in sede civile. Le motivazioni della sentenza saranno depositate entro novanta giorni dalla decisione.

L’imputato era già in custodia, poiché la condanna precedente era diventata definitiva, e il processo a cui è stato sottoposto a Viterbo ha preso in esame diversi episodi di violenza verificatisi in zone isolate, confermando la gravità dei reati di cui è stato accusato.

Modalità di operazione delle aggressioni

L’uomo ha adottato un modus operandi ben definito: avvicinava le giovani prostitute a bordo della sua Smart grigia e le conduceva in luoghi isolati. Qui, attraverso intimidazioni e violenze, costringeva le vittime a rapporti sessuali e approfittava della loro vulnerabilità per rapinarle di soldi e beni personali, abbandonandole successivamente in situazioni di estrema umiliazione, spesso prive di abiti.

Il primo caso notificato risale al 15 marzo 2016, quando una prostituta rumena è stata attaccata nelle campagne di Monterosi. La giovane ha raccontato di essere stata costretta a subire un rapporto orale e in seguito violata. Al termine della violenza, il 47enne le ha sottratto denaro e cellulare. L’episodio segnò l’inizio di una serie di aggressioni che avrebbero avuto un forte impatto sulla vita delle vittime.

Testimonianze e prove raccolte

Negli anni successivi, le forze dell’ordine sono state in grado di raccogliere prove decisive per incastrare l’aggressore. Le due ultime violenze, avvenute in zone di Capena e Campagnano di Roma nel 2018 e 2019, rispettivamente, hanno visto una delle vittime utilizzare il suo smartphone per fotografare il colpevole e la sua auto, risultando fondamentale per l’identificazione. Queste immagini, unite a campioni di DNA ritrovati sulla persona di una vittima, hanno fornito alla procura una base solida su cui edificare l’accusa.

Malgrado l’evidenza schiacciante presentata dal pubblico ministero, l’uomo ha mantenuto la propria innocenza fino alla fine del processo. Assistito dall’avvocato Carlo Taormina, ha sostenuto di essere vittima di uno scambio di persona, distaccandosi dalle accuse rivolte contro di lui. Tuttavia, la consistenza delle prove ha convinto i giudici della sua responsabilità nelle azioni criminose.

Riflessione sulla violenza e le sue conseguenze sociali

La sentenza rappresenta non solo un apprezzamento della giustizia nei confronti delle vittime di violenza, ma anche un segnale importante per la società riguardo la necessità di tutelare le persone più vulnerabili, come le giovani prostitute. Le aggressioni compiute da questo uomo mettono in evidenza l’urgenza di un’azione comunitaria più forte contro la violenza di genere e la protezione delle vittime di abusi. La speranza è che simili eventi possano diminuire in futuro attraverso misure di prevenzione efficaci, programmi di supporto per le vittime e una maggiore sensibilizzazione della comunità.

Giordana Bellante

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