In un contesto giuridico in cui la rappresentanza femminile è ancora limitata, l'ex presidente della Consulta esprime preoccupazione per la presenza di una sola donna tra i giudici costituzionali. In un'intervista esclusiva, sottolinea come il Parlamento avrebbe potuto e dovuto impegnarsi maggiormente per garantire una parità di genere nelle istituzioni. Questa dichiarazione riaccende il dibattito sulla necessità di un cambiamento culturale e normativo che favorisca una maggiore inclusione delle donne nei ruoli di leadership, specialmente in ambiti decisionali così cruciali per la democrazia italiana. La questione della rappresentanza femminile nella giustizia non
Cesare Mirabelli, ex presidente della Corte costituzionale, ha recentemente espresso le sue opinioni sulla composizione attuale della Corte, in particolare riguardo alla **rappresentanza femminile**. In un’intervista rilasciata all’Adnkronos il 13 febbraio 2025, Mirabelli ha commentato che tra i quattro **giudici costituzionali** eletti dal Parlamento, solo uno è donna, Maria Alessandra Sandulli. Secondo Mirabelli, il Parlamento avrebbe potuto fare di più per garantire una maggiore **rappresentanza femminile**, ma ha sottolineato che la questione è di **competenza discrezionale** dell’assemblea legislativa.
Mirabelli ha messo in evidenza che, nonostante la presenza di una **presidente del Consiglio** e di una **leader di partito** donna, le **donne parlamentari** non siano riuscite a coalizzarsi per ottenere almeno due nomine femminili per la Corte. “Non mi sorprende che non ci sia stato un **intergruppo**”, ha commentato con una nota di ironia. Ha aggiunto che le donne non sono **sottorappresentate**, dato che sia la **maggioranza** che l’**opposizione** sono guidate da donne, il che conferisce loro una significativa **forza politica**. Tuttavia, ha sollevato interrogativi sull’**inerzia** delle parlamentari, suggerendo che la responsabilità di questa situazione debba essere rivolta a loro.
Mirabelli ha anche sottolineato che, fortunatamente, le donne sono riconosciute per le loro **competenze professionali** e **capacità politiche**, riuscendo a farsi valere nel panorama pubblico. Ha evidenziato che la questione delle **quote rosa** non dovrebbe più essere centrale, poiché le **competenze** delle donne sono indipendenti dal loro genere. Tuttavia, ha riconosciuto che le donne affrontano **sfide maggiori**, poiché spesso si trovano a dover gestire **impegni familiari** e **professionali** che gli uomini tendono a evitare, il che limita la loro **visibilità**.
Mirabelli ha ricordato la prima donna a entrare nella Corte, Fernanda Contri, nominata dal presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro. Ha raccontato delle **difficoltà** che Contri ha affrontato, come la necessità di bilanciare la sua **carriera** con le **responsabilità familiari**. Dopo la sua nomina, Contri è stata oggetto di **critiche** riguardo ai requisiti richiesti dalla **Costituzione italiana**, in particolare per quanto riguarda l’esercizio dell’**avvocatura**. Mirabelli ha difeso Contri, sostenendo che gli anni di **pratica legale** dovessero essere considerati nel conteggio dei venti anni richiesti.
In merito al suo operato, Mirabelli ha affermato che Contri si è dimostrata una figura di grande **equilibrio** e **competenza**, capace di interagire efficacemente con gli altri membri della Corte. Ha ricordato come, anche nei **momenti difficili**, Contri abbia mantenuto una posizione di **sostegno** e **stabilità**, contribuendo positivamente al lavoro della Corte. Mirabelli ha concluso affermando che le donne portano un **valore aggiunto** non solo dal punto di vista tecnico, ma anche per le loro **capacità relazionali** e il loro **equilibrio personale**, elementi che arricchiscono il **Collegio**.
Le osservazioni di Mirabelli offrono uno spunto di riflessione sulla necessità di una maggiore **rappresentanza femminile** nelle **istituzioni**, in particolare in ambiti di grande rilevanza come la **Corte costituzionale**. La sua esperienza e i suoi ricordi di figure femminili significative nel panorama **giuridico italiano** evidenziano l’importanza di promuovere un ambiente **inclusivo** e **paritario**, dove le **competenze** e le **capacità** di tutti possano essere valorizzate, indipendentemente dal **genere**.
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