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“Disaccordo tra soci dell’Ex Ilva su un aumento di 1 miliardo”

Stallo sull’ex Ilva: Nuovo consiglio di amministrazione fissato per sei giorni

Il clima intorno alla questione dell’ex Ilva si fa sempre più teso, con una mancanza di fiducia reciproca tra i soci. Ieri si è tenuta un’assemblea lampo, che è durata solo pochi minuti, per fissare la data del prossimo consiglio di amministrazione, che si terrà fra sei giorni. Lunedì scorso, durante il vertice di governo a Palazzo Chigi, è emerso che non c’è ancora un accordo. Nei giorni successivi si è cercato disperatamente di trovare una soluzione.

Le tappe del processo

Giovedì si è svolto un consiglio di amministrazione a cui i rappresentanti di Invitalia non hanno partecipato. Ma qualche giorno prima era successa la stessa cosa con i rappresentanti di Arcelor Mittal. L’ex Ilva è ormai in una situazione di totale mancanza di liquidità. Acciaierie d’Italia ha emesso una nota ottimistica in cui si spiega che è stato convocato un consiglio di amministrazione per il prossimo 28 dicembre, con l’obiettivo di formulare un nuovo testo di delibera da presentare all’assemblea degli azionisti per sostenere le necessità finanziarie dell’azienda. Il problema sarà la formulazione del testo, poiché non c’è ancora un accordo sul primo aumento di capitale. Il socio privato, nonostante abbia ripetuto di aver investito più soldi del socio pubblico e di non voler mettere altri soldi, ha accettato la necessità di un ulteriore aumento di capitale in occasione dell’acquisizione degli impianti.

Il fabbisogno finanziario

Il problema principale è che non c’è ancora un accordo sulle somme che ciascuna parte dovrà mettere. In particolare, il governo e Invitalia insistono sulla necessità di un pacchetto finanziario completo e immediato. I 320 milioni di euro richiesti per il fabbisogno immediato non sono sufficienti per garantire la continuità aziendale. Il consiglio di amministrazione ha richiesto un totale di 1,320 miliardi di euro, comprensivi di 1 miliardo di euro di nuovo capitale per l’acquisizione degli stabilimenti. Questa è una condizione necessaria per rendere l’azienda pienamente bancabile, poiché attualmente non ha alcun bene da utilizzare come garanzia per ottenere nuovi finanziamenti. Il governo ha inserito formalmente nel Decreto Aiuti Bis del 2022 una disponibilità fino a 1 miliardo di euro, sotto forma di finanziamento convertibile in aumento di capitale, ma intende sbloccarlo solo se Arcelor Mittal si impegna a partecipare. Le trattative tra le parti continueranno fino all’ultimo minuto, con la possibilità di utilizzare l’ultimo consiglio dei ministri dell’anno, convocato per il 28 dicembre, per formalizzare un eventuale Dpcm che autorizzi l’utilizzo delle risorse di Invitalia.

Redazione

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