Dramma in carcere a Roma: un nuovo suicidio al penitenziario di Regina Coeli - Occhioche.it
A Roma, le carceri continuano a far parlare di sé a causa dei gravi problemi strutturali e delle condizioni di sovraffollamento. Recentemente, il penitenziario di Regina Coeli ha registrato un altro triste episodio: un uomo di 31 anni si è tolto la vita nella VII sezione. Questo evento mette in evidenza le difficoltà del sistema penitenziario italiano e le preoccupazioni espresse dai garanti per le persone detenute.
Il carcere di Regina Coeli è uno dei più affollati d’Italia, con un tasso di occupazione del 180%. Attualmente, ospita oltre 1150 detenuti, mentre la struttura è progettata per accoglierne solo 628. Questo sovraffollamento estremo influisce negativamente sulle condizioni di vita dei detenuti e sulla capacità del personale di garantire una sorveglianza efficace. In particolare, il Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale della Regione Lazio, Stefano Anastasìa, ha sottolineato che, nonostante il detenuto fosse in “grandissima sorveglianza” per comportamenti autolesionistici, la sicurezza notturna è compromessa dalla scarsità di agenti, che in alcuni turni si contano sulle dita di una mano.
Il numero elevato di detenuti rispetto alla disponibilità di posti rende difficile qualsiasi intervento preventivo efficace contro il rischio suicidario. Le stesse autorità hanno dichiarato che le misure di prevenzione, pur essendo state prototipate e, dove possibile, applicate, non sono sufficienti a garantire un ambiente sicuro. Il problema di fondo, evidenziato anche dai Garanti, è che non si possono più tollerare situazioni insostenibili e che necessitano di interventi risolutivi.
Dopo il suicidio, le reazioni da parte di esponenti politici e istituzionali non si sono fatte attendere. Anastasìa e Calderone hanno chiesto la chiusura immediata della VII sezione di Regina Coeli, proponendo una ristrutturazione che soddisfi le diverse esigenze strutturali e organizzative. Hanno ribadito la necessità di affrontare il problema del sovraffollamento con urgenza, piuttosto che ricorrere a misure punitive o di disciplina.
Il suicidio di ieri sera rappresenta il trentannovesimo caso di questo tipo dall’inizio dell’anno in Italia e il secondo registrato a Regina Coeli. L’anno precedente, il numero di suicidi nello stesso carcere era arrivato a cinque. La deputata del Partito Democratico, Michela Di Biase, ha commentato il fatto, mettendo in evidenza l’assenza di interventi strutturali da parte del Governo e il rischio che il 2024 diventi un punto di non ritorno per il numero di suicidi in carcere.
Di Biase ha criticato l’operato del Governo, sostenendo che il recente decreto approvato non contiene norme o risorse incisive per ridurre il sovraffollamento nei penitenziari. Secondo lei, quanto accaduto rappresenta solo la punta dell’iceberg di un sistema carcerario in crisi, dove la mancanza di personale sanitario e psicologico contribuisce all’aggravarsi delle condizioni di vita in cella.
Le autorità competenti e i garanti hanno chiesto una revisione radicale delle politiche carcerarie in modo da garantire una detenzione dignitosa per chi si trova in attesa di giudizio o in espiazione di pena. È essenziale il coinvolgimento di esperti e professionisti che possano collaborare con il personale penitenziario per migliorare il benessere psico-fisico dei detenuti e ridurre il rischio di ulteriori tragedie.
La situazione attuale esige una risposta immediata e efficace, non solo per la tutela della vita dei detenuti, ma anche per il bene dell’intero sistema carcerario italiano.
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