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Furto dello scooter per disabili: la ASL di Bari offre un nuovo mezzo a Antonio Di Cè

La recentissima vicenda di Antonio Di Cè, un cittadino di Santeramo in Colle, porta alla luce importanti aspetti legati ai servizi sociali, al supporto del sistema sanitario pubblico e, incredibilmente, alla burocrazia italiana. Dopo aver subito il furto dello scooter elettrico a lui indispensabile, Antonio ha ricevuto da parte della ASL di Bari un nuovo mezzo, un gesto significativo che restituisce alla persona con disabilità una parte fondamentale della sua autonomia.

Il furto e le conseguenze per Antonio

Antonio Di Cè si trovava in una situazione drammatica qualche mese fa, quando il suo scooter per disabili venne rubato. Questo scooter non era solo un mezzo di trasporto; rappresentava la possibilità di muoversi autonomamente e di partecipare attivamente alla vita quotidiana. L’episodio si è verificato sotto gli occhi increduli del fratello Francesco, riportando i due in uno stato di sconforto profondo.

La mancanza di mobilità ha reso le loro giornate significativamente più complicate, costringendo Antonio a rinunciare a molte delle attività che prima svolgeva con facilità. I trasporti pubblici non sempre sono accessibili e, senza il suo mezzo, viaggiare o anche semplicemente spostarsi all’interno della propria abitazione è divenuto un vero e proprio ostacolo da affrontare. In un momento già difficile, il furto dello scooter ha aggiunto un ulteriore peso su una situazione già complessa.

La risposta della ASL di Bari

La storia di Antonio ha catturato l’attenzione della ASL di Bari, che ha preso a cuore la questione anche se il furto di ausili protesici non è una normale evenienza contemplata nel Nomenclatore per la fornitura di tali strumenti. Ernesto di Cè, a causa di questa singolarità, si è trovato di fronte a una vera e propria sfida burocratica. Tuttavia, una volta valutata la gravità della situazione, il Servizio di Assistenza Protesica del Distretto 4 ha deciso di procedere all’acquisto di un nuovo scooter per garantire la mobilità ad Antonio.

Il Direttore Generale della ASL di Bari, Luigi Fruscio, ha sottolineato che oltre allo scooter, l’ente ha deciso di restituire ad Antonio “un bene preziosissimo”, ossia la sua libertà di movimento. Questo gesto non si limita a un semplice supporto materiale, ma si inserisce in un contesto più ampio di equità e uguaglianza, in cui la sanità pubblica assume un ruolo fondamentale nel rispondere alle esigenze dei cittadini, anche quando queste si trovano a cavallo fra diverse normative e procedure.

Il ruolo della burocrazia e l’impatto sociale

La vicenda di Antonio ha messo in evidenza le complicazioni che spesso si celano dietro la burocrazia, specialmente in un settore sensibile come quello sanitario e sociale. Fruscio ha evidenziato quanto possa essere complesso affrontare situazioni inedite all’interno di un sistema che, sebbene possa apparire rigido, è in grado di adattarsi alle esigenze reali dei cittadini.

“Non è sembrato giusto nemmeno a noi”, ha affermato Fruscio, riferendosi all’assurdità del furto e alle peculiari dinamiche legate ad un evento così tragico. Questa esperienza ha messo in evidenza la necessità di trovare soluzioni pragmatiche e tempestive per garantire una risposta adeguata alle problematiche dei cittadini a mobilità ridotta.

L’incontro di Antonio con i dirigenti della ASL di Bari, finalizzato a definire gli ultimi aspetti burocratici legati alla fornitura del nuovo mezzo, segna un passaggio significativo nella storia di un uomo che ha dovuto affrontare una sfida inaspettata. La ASL ha dimostrato che è possibile coniugare burocrazia ed emergenze sociali, restituendo dignità a chi ne ha bisogno.

Un impegno costante verso l’inclusione

La ASL di Bari si sta impegnando attivamente per migliorare la situazione di mobilità per i cittadini con disabilità, con dati che parlano chiaro: tra il 2023 e il 2024, l’ente ha fornito 29 scooter elettrici a quattro ruote, 7 carrozzine elettriche, 571 carrozzine ad autospinta e ben 2.826 carrozzine pieghevoli a spinta. Questo intervento non è isolato, ma rappresenta un impegno costante verso un’inclusione sociale più ampia, che cerca di non lasciare indietro nessuno.

La storia di Antonio Di Cè è un esempio lampante di come una comunità possa unirsi attorno a un bisogno, rappresentando una risorsa vitale per garantire una vita dignitosa e con accesso all’autonomia. La salute pubblica, quindi, non è solo un diritto, ma anche una responsabilità collettiva, manifestata attraverso atti concreti di supporto e disponibilità.

Luisa Pizzardi

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