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Il dolore di un padre dopo il femminicidio della figlia: la storia di Gino Cecchettin e il suo appello per la parità di genere

La vita di Gino Cecchettin è stata sconvolta dalla tragica morte della figlia Giulia, vittima di femminicidio in Italia. In un’intervista a SkyTg24 Live a Milano, Cecchettin ha condiviso il suo dolore e le sue riflessioni sulla tragedia, sul ruolo dei genitori e sulla necessità di affrontare il problema della violenza di genere nel paese.

*”Non porto rancore, non porto rabbia ma mi risulta difficile pensare al perdono”*

Cecchettin ha rivelato che ha mantenuto un contatto limitato con i genitori di Filippo Turetta, l’uomo accusato di aver ucciso sua figlia. “Ci siamo scambiati qualche messaggio nelle festività. Non c’è l’ho con loro, non posso giudicare”, ha detto Cecchettin, aggiungendo che trova difficile perdonare.

*”Purtroppo si, ho inseguito tante chimere”*

Quando gli è stato chiesto se si rimprovera qualcosa dopo la tragedia, Cecchettin ha ammesso di aver dedicato troppo tempo al suo lavoro come imprenditore, sacrificando il tempo con la sua famiglia. “Potevo dedicare un po’ di tempo in più alla famiglia”, ha detto.

‘importanza del dialogo e del supporto per i genitori

Cecchettin ha sottolineato l’importanza per i genitori di instaurare un dialogo aperto con i propri figli e di dedicare loro il tempo necessario. ” genitori devono farsi aiutare il più possibile, devono cercare di instaurare un dialogo aperto”, ha detto. “La figlia si deve sentire libera di poter raccontare i particolari ai genitori, senza remore. genitori non li ferite anzi li aiutate. E loro devono trovare il tempo di ascoltare. E poi farsi aiutare, denunciare”.

“Non possiamo accettare che ogni anno ci sia una carneficina come quella dello scorso anno”

Cecchettin ha commentato con preoccupazione i numeri delle donne uccise in Italia, che sono già 30 al 19 maggio. “Non possiamo chiudere gli occhi di fronte a un problema di tale portata”, ha detto. “Ci sarà un processo che spero porterà alla parità il più presto possibile, gli uomini infatti devono capire che le donne devono poter essere libere. A Giulia questa libertà è stata negata”.

“Nessuno può essere immune da una tragedia simile”

In un passaggio del suo libro “Cara Giulia“, Cecchettin ha sottolineato che nessuno è immune da una tragedia simile. “Da genitori ci prodighiamo di garantire benessere ai ragazzi, di farli studiare all’università che è anche un ambiente acculturato. Giulia aveva una vita normale, non da bassifondi. Eppure ti svegli la mattina e ti trovi all’interno di un vortice e mia figlia Elena mi ha dato la risposta, mi ha illuminato sulle cause di questa tragedia”.

‘appello di Cecchettin per la parità di genere

Cecchettin ha concluso l’intervista con un appello per la parità di genere e la fine della violenza contro le donne. “Dobbiamo lavorare insieme per affrontare questo problema e garantire alle donne la libertà e la sicurezza che meritano”, ha detto. “Spero che il processo in corso porterà a un cambiamento positivo e che gli uomini capiranno l’importanza di trattare le donne come loro pari”.

La storia di Gino Cecchettin e della figlia Giulia è una tragica rappresentazione della violenza di genere in Italia. Attraverso il suo dolore, Cecchettin sta usando la sua voce per sensibilizzare l’opinione pubblica e richiedere un cambiamento. Solo lavorando insieme, come società, possiamo sperare di porre fine alla violenza di genere e garantire alle donne la libertà e la sicurezza che meritano.

Francesca Monti

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