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Ilaria Salis ospite a Che tempo che fa: “Il mio processo è politico, Orban mi definisce terrorista

In un’intervista rilasciata a Fabio Fazio durante la trasmissione “Che tempo che fa”, Ilaria Salis, europarlamentare del partito AVS, ha espresso le sue preoccupazioni riguardo al processo che la vede coinvolta in Ungheria. Salis ha affermato che il suo caso è di natura politica, sottolineando l’assenza di prove concrete a sostegno delle accuse che la riguardano.

Il processo politico in Ungheria

Durante la trasmissione, andata in onda il 9 febbraio 2025, Salis ha dichiarato: “Si dovrebbe trovare un altro modo rispetto al carcere per sistemare i rapporti con la giustizia“. L’europarlamentare ha messo in evidenza come il suo processo, che è stato congelato a seguito della sua elezione, sia caratterizzato da un contesto politico piuttosto che giuridico. Salis, che rischia fino a 24 anni di carcere per l’aggressione a militanti neonazisti, ha trascorso 15 mesi in carcere preventivo senza che siano stati presentati elementi a sostegno delle accuse. Ha commentato: “Se ci fossero stati degli elementi a fondamento di queste accuse, il processo si sarebbe concluso molto prima.” La sua liberazione e la sospensione del processo sono avvenute in concomitanza con la sua elezione, ma la situazione rimane incerta poiché il governo ungherese ha avanzato la richiesta di revoca della sua immunità parlamentare.

Critiche al sistema carcerario

Salis ha anche affrontato il tema del sistema carcerario, affermando: “Il carcere è sempre carcere, ed è fatto per annientare l’essere umano.” Ha proposto la necessità di trovare alternative al carcere per risolvere i conflitti con la giustizia, suggerendo che in passato si è già fatto in modo diverso, come nel caso della schiavitù. La sua posizione si allinea con una visione più umanitaria della giustizia, in contrasto con le pratiche punitive attuali.

Occupazioni e politica sociale

In merito alle occupazioni, Salis ha espresso il suo disappunto per come alcuni media e politici rappresentano la questione. Ha affermato: “Alcune volte mi stupisco come una certa parte di giornali e politica riesca a stravolgere la realtà.” Ha sottolineato che le persone che occupano edifici abbandonati lo fanno perché il sistema di edilizia popolare non funziona adeguatamente. Salis ha evidenziato che ci sono case destinate a chi ne ha bisogno, ma che rimangono vuote a causa di inefficienze burocratiche. La sua posizione invita a una riflessione più profonda sulle politiche abitative e sull’assistenza alle persone senza fissa dimora, suggerendo che le occupazioni non sono un atto di violenza, ma una risposta a una mancanza di soluzioni abitative.

Francesca Monti

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