Inchiesta su opifici abusivi: sfruttamento e scarse misure di sicurezza nel cuore del Made in Italy - Occhioche.it
Contesto: Un’inchiesta condotta dai carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro, coordinata dai pm Paolo Storari e Luisa Baima Bollone, ha portato alla luce una realtà allarmante all’interno di laboratori illegali che producevano in subappalto per la Giorgio Armani Operations Spa, società del colosso della moda.
laboratori illegali, in cui venivano prodotti accessori di lusso come borse e cinture, erano caratterizzati da una velocità di produzione che primeggiava sulla sicurezza e l’incolumità dei lavoratori. Gli operai, costretti a ritmi di lavoro estenuanti, erano per la maggior parte immigrati in nero e sfruttati, di origini cinesi o pakistane, ad eccezione di una ragazza italiana.
Per aumentare la velocità di realizzazione di ogni pezzo, venivano rimossi elementi di sicurezza fondamentali dalle macchine. ‘inserto di plexiglass, necessario per impedire che il lavoratore rimanesse accidentalmente impigliato con le mani o con gli indumenti, era stato rimosso dalla macchina incollatrice. La fustellatrice a bandiera era priva del dispositivo di arresto di emergenza, mentre a quella tingi bordo era stato tolto il bicchiere di sicurezza. Anche la macchina da cucire era priva del carter, normalmente installato per proteggere le dita.
‘inchiesta ha ricostruito la filiera illegale a partire dalla G.A. Operations, che aveva ufficialmente affidato la produzione dei capi a Manifatture Lombarde srl e MinoRonzoni srl, aziende nel Milanese e nella Bergamasca. Tuttavia, queste società non avevano l’autorizzazione per esternalizzare il lavoro, come invece è avvenuto.
titolari dei quattro opifici clandestini interessati sono stati iscritti nel registro degli indagati. Alessandro Budel, ex calciatore e attuale commentatore sportivo per DAZN, nonché uno dei guidatori di una delle società, attualmente non risulta indagato.
La mancanza di un’organizzazione idonea a evadere le commesse ha portato al ricorso a sub-fornitori clandestini, dove lo sfruttamento e la mancanza di sicurezza, igiene e condizioni di vita adeguate sono considerati un campanello d’allarme di un sistema di produzione generalizzato e consolidato.
Il Tribunale ha ritenuto che la G.A. Operations abbia colposamente alimentato questo meccanismo, non avendo verificato la reale capacità imprenditoriale delle società appaltatrici. Pertanto, è stata disposta l’amministrazione giudiziaria a favore e a tutela dell’attività della maison, tra le più note a livello internazionale.
‘inchiesta è ancora in corso, con verifiche su altre aziende oltre a questo caso e al caso della Alviero Martini spa, venduta venti anni fa dal suo fondatore.
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