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Indagati neuro-radiologi e cardiologo per decessi di Andrea Purgatori: accuse di imperizia e imprudenza

La morte del giornalista Andrea Purgatori ha sollevato un’indagine approfondita da parte della Procura di Roma, che ha portato all’iscrizione nel registro degli indagati di vari medici. Sono stati effettuati accertamenti su un presunto errore diagnostico avvenuto durante le cure di Purgatori, in particolare relativo a esami di risonanza magnetica e ad una non corretta valutazione della sua condizione clinica. Le accuse riguardano comportamenti considerati imprudenti e imperiti, con conseguenze fatali per il paziente.

responsabilità medico-legali: chi sono gli indagati

gli indagati nel caso di andrea purgatori

L’inchiesta ha identificato diversi medici nel registro degli indagati per omicidio colposo. Tra questi spiccano il radiologo Gianfranco Gualdi, il suo assistente Claudio Di Biasi e la dottoressa Maria Chiara Colaiacomo, membri del team diagnostico che ha gestito il caso di Purgatori. A questi si affianca il cardiologo Guido Laudani, accusato di non aver effettuato valutazioni sufficientemente approfondite sulla salute del paziente. Le perizie hanno messo in luce una serie di errori e omissioni che avrebbero potuto influire negativamente sul decorso clinico del giornalista.

il ruolo della perizia medico-legale

La perizia, disposta dal gip del tribunale di Roma, ha fornito importanti indicazioni sulla gestione clinica di Purgatori. I periti hanno sottolineato che un corretto approccio diagnostico avrebbe potuto prolungare significativamente il periodo di sopravvivenza del giornalista. In un contesto in cui l’endocardite, causa del decesso, è riconosciuta dalla letteratura scientifica come suscettibile di un tasso di sopravvivenza dell’80% dopo un anno, a patto di un intervento tempestivo, emerge l’incidenza delle valutazioni mediche effettuate.

dettagli diagnostici: i fallimenti delle indagini

le risonanze magnetiche e gli esami trascurati

I periti hanno evidenziato una serie di problematiche relative agli esami di risonanza magnetica effettuati l’8 maggio 2023 e nei controlli successivi del 6 giugno e 8 luglio. Questi esami sono stati giudicati come insufficienti a causa di mancanze di valutazione pertinenti, attribuibili ad imperizia. La diagnosi errata e la conseguente trascuratezza nello sviluppo delle terapie hanno creato una situazione clinica sfavorevole.

la gestione clinica del ricovero

La gestione del paziente durante il ricovero dal 10 al 23 giugno e nel successivo ricovero del luglio 2023 è stata oggetto di attenzione. I periti hanno messo in risalto che durante il secondo ricovero, Purgatori è stato dimesso senza avere valutato adeguatamente i risultati di un prelievo ematico condotto il 19 luglio, che aveva indicato una severa anemia. La decisione di dimetterlo in tali condizioni si è rivelata inappropriata e controindicata.

errori e omissioni fatali

le conseguenze di una diagnosi inaccurata

Il documento peritale ha illustrato come i medici abbiano frainteso la diagnosi clinica di Purgatori, identificando erroneamente una fibrillazione atriale come causa principale, ignorando così la grave endocardite. Tale errore ha portato a una terapia anticoagulante, risultata, secondo i periti, potenzialmente letale e inadeguata per il quadro clinico già compromesso del paziente.

valutazioni inadeguate da parte del cardiologo

Particolare attenzione è stata riservata all’operato di Guido Laudani. Il cardiologo ha interpretato erroneamente i risultati di un esame holter, contribuendo a una serie di scelte terapeutiche poco accurate. Le sue decisioni sono state contestate dai periti, che hanno definito il suo operato come inadeguato e non in linea con le pratiche mediche raccomandate.

Il mix di imperizia e mancanze evidenziato nella perizia ha portato alla considerazione di una “catastrofica sequela di errori”, contribuendo a una spirale diagnostica che ha avuto esiti fatali per Andrea Purgatori. La questione ora si sposta sul tavolo delle autorità competenti, che dovranno decidere come procedere nei confronti degli indagati.

Luisa Pizzardi

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