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Indagine su sospetti avvicinamenti all’auto di Andrea Giambruno, ex compagno di Giorgia Meloni – Un caso di scambio di identità e interessi criminali

Introduzione:
Lo scorso novembre a Roma, due individui si sono avvicinati all’auto di Andrea Giambruno, ex compagno della premier Giorgia Meloni, durante la notte. Tuttavia, sono stati fermati da un agente di sorveglianza che si trovava all’esterno della residenza della presidente del Consiglio. Questa vicenda, inizialmente considerata un’operazione dei servizi segreti, si è rivelata in seguito un caso di scambio di identità e interessi criminali.

1. ‘incidente e le prime indagini

Un agente di polizia in servizio di sorveglianza ha impedito a due persone di avvicinarsi all’auto di Andrea Giambruno, ex compagno di Giorgia Meloni, lo scorso novembre a Roma. due individui hanno affermato di essere “colleghi” e hanno mostrato un tesserino, ma non sono stati identificati prima di allontanarsi con la loro auto.

La Digos, il capo della Polizia Vittorio Pisani e il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi sono stati informati dell’accaduto. Le prime indagini hanno rivelato che i due uomini, in possesso di una torcia, erano agenti dell’Aisi, l’Agenzia dei servizi segreti interna, e facevano parte della scorta di Meloni. La Procura della Capitale è stata informata della situazione.

2. La svolta nelle indagini: dai servizi segreti ai ricettatori

Le indagini successive hanno portato a una conclusione diversa: i due uomini che quella notte si sono avvicinati all’auto di Giambruno non erano agenti intenzionati a piazzare cimici o altro, bensì due ricettatori interessati a ciò che di valore potesse esserci nella macchina.

3. Dichiarazioni del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano

Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, ha rilasciato una dichiarazione sulla vicenda, affermando che “gli accertamenti svolti per la parte di competenza dell’intelligence hanno consentito con certezza di escludere il coinvolgimento di appartenenti ai Servizi, e che la sicurezza del presidente Meloni non è mai stata posta a rischio. Dell’episodio accaduto mentre Meloni era impegnata in una missione all’estero, ho riferito – quale Autorità delegata per la sicurezza della Repubblica – nella mia ultima audizione al Copasir del 4 aprile”.

Questo caso ha sollevato interrogativi sull’importanza di verificare accuratamente le identità e le intenzioni di coloro che si avvicinano a figure pubbliche e alle loro proprietà, sia per garantire la loro sicurezza che per prevenire eventuali attività criminali.

Francesca Monti

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Francesca Monti

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