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Alberto Manzi – La Dad ci ricorda il Maestro d’Italia

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Mai come in questo anno lungo e critico abbiamo ricordato quanto è stato poco apprezzato nel nostro passato; quanto avremmo avuto bisogno, ad esempio, di un maestro in tv del carisma e dello spesso di Alberto Manzi? Forse i più piccolo non sono riusciti a conoscerlo neanche attraverso i racconti dei propri genitori, ma molti dei nonni d’Italia hanno imparato a leggere e scrivere grazie a lui.

“Non è Mai Troppo Tardi” ha appena compiuto Sessanta anni, eppure, in questo tempo sospeso per gli studenti italiani, non è difficile tornare con la memoria a quando Alberto Manzi entrava nelle case del nostro paese e diventava per tutti Il Maestro. In quella Rai che davvero fungeva da servizio pubblico rivolgendosi alla parte di popolazione che non aveva imparato a leggere e scrivere, e che oggi ripercorrendo la strada tracciata da Manzi con “Non è Mai Troppo Tardi” prova a tessere una tela tra i milioni di bambini e studenti costretti a casa insieme alle loro famiglie. Abbiamo provato anche noi a ripercorrere a ritroso la strada tra la maestra della Banda e Alberto Manzi, e siamo così giunti tra le tante possibilità di un servizio pubblico che oggi come allora può tornare ad essere davvero una risorsa per il Paese.

Non è Mai Troppo Tardi iniziò ad essere trasmesso, sul canale Nazionale, il 15 Novembre 1960 e continuò fino al Maggio del 1968; se vogliamo cercare di dare una lettura più profonda agli eventi crediamo non sia un caso il fatto che proprio nell’anno della Rivoluzione Studentesca finirono le lezioni del Maestro più famoso d’Italia. Sebbene a questa trasmissione sia stato riconosciuto il merito di aver abbassato sensibilmente il tasso di analfabetismo in Italia, ed il suo format sia stato riprodotto in altri 72 paesi, c’è anche chi ha cercato di sminuire l’importanza sia del personaggio Manzi che della trasmissione in sé. Nello specifico parliamo dell’autorevole critico televisivo Aldo Grasso che nel Febbraio 2014 dalle pagine del suo spazio sul Corriere della Sera scrisse: Su questa trasmissione, un progetto voluto dal ministero della Pubblica istruzione, si è fatta molta mitologia. Intanto il ministero fu costretto ad allestire ben 2000 «punti d’ascolto» per supplire alla mancanza di televisori. L’ufficio stampa Rai parla di un milione e mezzo di persone che impararono a leggere e scrivere grazie alla trasmissione, ma dai miei dati risulta che solo 35.000 riuscirono a prendere la licenza elementare e lo sforzo maggiore fu dell’organizzazione ministeriale. La diffusione dell’italiano, non dimentichiamolo, avvenne attraverso i grandi successi popolari, da «Lascia o raddoppia?» al «Musichiere», non con un programma di nicchia

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