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La transizione sostenibile della Carbosulcis: dal carbone ai fertilizzanti per un futuro green

La Carbosulcis, l’ultima miniera di carbone operante in Italia, sta intraprendendo un cambiamento significativo nel suo operato. Con l’obiettivo di contribuire alla sostenibilità ambientale, la miniera sta evolvendo da produttore di energia a produttore di fertilizzanti, sfruttando le precedenti infrastrutture per un futuro più verde. Questo articolo esplorerà come la Carbosulcis si stia adattando alle nuove sfide ambientali e le sue strategie per rimanere rilevante nell’era della transizione energetica.

La storia della Carbosulcis e la sua evoluzione

La nascita e i primi passi

La Carbosulcis Spa, controllata dalla Regione Sardegna, è stata fondata per gestire l’ultima miniera di carbone italiana. Nel 2006, il settore minerario viveva un momento di rinascita, con l’introduzione di un piano di rilancio che ha portato all’assunzione di 104 giovani professionisti tra ingegneri e tecnici. Gian Matteo Sabiu, ingegnere di 52 anni, ha partecipato attivamente a queste trasformazioni e ha assistito a tutti i momenti salienti della storia della miniera.

Nel periodo di riavvio, la miniera contava ben 550 dipendenti e l’estrazione del carbone era ripresa con vigore. Tuttavia, nonostante i buoni intenti, la crisi economica non ha tardato a manifestarsi, portando alla sospensione della produzione e a un piano di dismissione che ha previsto un’interruzione controllata nel 2018. In questo contesto, l’azienda ha dovuto affrontare anche l’esodo di circa 400 lavoratori, ma senza licenziamenti.

La crisi e le prime trasformazioni

La necessità di trovare soluzioni alternative è emersa chiaramente per preservare il “patrimonio infrastrutturale” della miniera. La costruzione di gallerie e pozzi aveva richiesto investimenti significativi, rendendo fondamentale il loro utilizzo. La Carbosulcis ha avviato un dialogo con l’Unione Europea, proponendo l’uso delle infrastrutture minerarie per nuovi progetti, al fine di evitare di “tombare” le gallerie.

Dopo lunghe discussioni, l’Unione ha dato il suo benestare, sottolineando però che le risorse già destinate alla dismissione non potevano essere utilizzate per le nuove iniziative.

Le nuove prospettive: fertilizzanti dal carbone

Progetti sostenibili e innovativi

Uno degli sviluppi più promettenti nato dalla volontà di innovare è il progetto per la produzione di fertilizzanti attraverso il trattamento del carbone. Questa iniziativa non solo punta a sfruttare i “finissimi di carbone” accumulati nel tempo, ma offre anche una prospettiva per la ripresa, seppur limitata, dell’estrazione.

Sabiu sottolinea che questo approccio è rivolto a garantire la sostenibilità dell’impianto e a dare nuova linfa all’azienda, richiedendo, però, un cambiamento radicale nelle pratiche operative rispetto al passato. In particolare, il progetto mira a coniugare le esigenze industriali con una chiara consapevolezza ecologica, rispondendo così alle sfide dei cambiamenti climatici.

Le sfide della transizione

Nonostante i potenziali benefici dei nuovi progetti, la strada verso la trasformazione non è priva di ostacoli. La miniera è chiamata a rimodellare non solo le sue operazioni, ma anche la cultura del lavoro al suo interno. Sabiu, attualmente impegnato in diverse iniziative, come una recente commemorazione della tragedia di Marcinelle, sta lavorando per garantire che l’innovazione avviata rispetti valori storici e sociali profondamente radicati nel territorio.

Il futuro della Carbosulcis dipenderà così dalla capacità di integrare tecnologia e tradizione, nel tentativo di generare un modello di sviluppo sostenibile che possa davvero adattarsi ai nuovi requisiti del mercato globale e alle aspettative della comunità locale.

La miniera, per sua natura, rappresenta un patrimonio unico non solo per l’economia sarda, ma anche per la storia mineraria del nostro paese: preservarli, attraverso l’innovazione e la sostenibilità, è una sfida che la Carbosulcis sta affrontando con determinazione e impegno.

Luisa Pizzardi

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