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L’inclusione scolastica come segno di civiltà: la risposta della Chiesa Italiana alle proposte di classi separate per disabili

Introduzione:
La recente proposta del generale Roberto Vannacci di organizzare classi scolastiche separate per i ragazzi disabili ha suscitato una forte reazione da parte della Conferenza Episcopale Italiana . In particolare, il vicepresidente della CEI, mons. Francesco Savino, ha espresso la sua ferma opposizione a questa proposta, sottolineando come l’inclusione sia un segno di civiltà e come la differenza non debba essere vista come un problema, ma come una risorsa. In questo articolo, esploreremo le ragioni alla base della posizione della Chiesa Italiana sulla questione dell’inclusione scolastica dei disabili e su come le classi separate riproducano i ghetti, emarginando e creando sospetto nei confronti di coloro che hanno tante abilità che gli altri non hanno.

1. La proposta di classi separate per disabili: un passo indietro verso i periodi più bui della nostra storia

La proposta del generale Vannacci di creare classi separate per i ragazzi disabili ha suscitato una forte reazione da parte della CEI, che ha visto in essa un passo indietro verso i periodi più bui della nostra storia. Mons. Savino ha sottolineato come questa proposta sia in contrasto con la visione culturale della vita che la Chiesa Italiana intende promuovere, una visione che valorizza la differenza come risorsa e non come problema. Secondo il vescovo di Cassano all’Jonio, le classi separate riproducono i ghetti, creando una separazione tra i disabili e il resto della società che li emargina e li guarda con sospetto. In questo modo, si nega loro la possibilità di dare il meglio di sé stessi e di offrire lezioni di vita, umanità e bellezza a tutti coloro che li circondano.

2. ‘inclusione scolastica come segno di civiltà: l’esperienza della Via Crucis dedicata ai disabili

La posizione della Chiesa Italiana sulla questione dell’inclusione scolastica dei disabili si basa sul presupposto che la differenza non debba essere vista come un problema, ma come una risorsa. Mons. Savino ha ricordato l’esperienza della Via Crucis dedicata ai disabili, organizzata quest’anno dalla sua diocesi, come esempio di come l’inclusione possa portare a esperienze bellissime e significative per tutti i partecipanti. In quella occasione, i disabili sono stati i protagonisti, dimostrando di avere tante abilità che gli altri non hanno e offrendo lezioni di vita, umanità e bellezza a tutti coloro che li circondavano. Per questo motivo, il vicepresidente dei vescovi italiani ha invitato a essere seri e responsabili, rifiutando la proposta di classi separate per disabili e promuovendo invece l’inclusione scolastica come segno di civiltà.

3. La posizione della Chiesa Italiana sulla questione dell’inclusione scolastica dei disabili: una sfida per il futuro

La posizione della Chiesa Italiana sulla questione dell’inclusione scolastica dei disabili rappresenta una sfida per il futuro, che richiede un impegno da parte di tutti i membri della società per promuovere una cultura dell’inclusione e della valorizzazione della differenza. Secondo mons. Savino, questo impegno deve partire dalla scuola, che deve essere un luogo di incontro, di dialogo e di crescita per tutti gli studenti, indipendentemente dalle loro abilità o disabilità. Solo in questo modo, si potrà costruire una società più inclusiva e giusta, in cui.

Giordana Bellante

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