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Matteo Salvini al processo: richiesta di sei anni per il blocco della nave Open Arms

La tensione intorno alla figura del vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, si intensifica con la richiesta dell’accusa di sei anni di reclusione, avanzata dal Pubblico Ministero di Palermo. Questa avvincente situazione giuridica si sviluppa a due anni dall’inizio del processo che lo vede coinvolto. Le accuse, contenute nel fascicolo, si riferiscono all’aver negato illegittimamente lo sbarco di 147 profughi da una nave della ONG spagnola Open Arms nell’agosto del 2019. Tale vicenda si intreccia con altri casi legali che hanno contraddistinto la carriera politica di Salvini, il quale si trova già impegnato in una causa analoga a Catania.

I dettagli del caso Open Arms

Un drammatico soccorso in mare

La nave Open Arms è rimasta alla deriva per ben 20 giorni di fronte alle coste di Lampedusa, creando una situazione umanitaria di grande emergenza. Durante questo periodo, 147 migranti, soccorsi in mare, sono stati tenuti a bordo, affrontando condizioni drammatiche a causa del caldo e della mancanza di assistenza adeguata. Il punto cruciale di questa vicenda si colloca nel momento in cui, su richiesta dei magistrati di Agrigento e a seguito di un’ispezione a bordo dell’ex Procuratore Luigi Patronaggio, si è deciso che era necessario uno sbarco urgente per tutelare la salute e i diritti fondamentali dei profughi.

I magistrati di Agrigento, dopo aver constatato le condizioni disperate dei migranti, hanno ordinato di procedere allo sbarco. Questo provvedimento ha sollevato interrogativi sulle scelte politiche e operative dell’allora Ministro dell’Interno, Matteo Salvini, il quale ha affrontato la questione della responsabilità penale. Il fascicolo di indagine è stato successivamente trasferito alla Procura di Palermo, in quanto il tribunale dei Ministri competente si trova nella capitale siciliana.

L’evoluzione giudiziaria del caso

L’iter del processo nei tribunali

Nel novembre del 2019, il tribunale dei Ministri ha ricevuto la richiesta da parte delle autorità giudiziarie di avviare indagini preliminari contro Matteo Salvini. Successivamente, a febbraio 2020, il collegio giudicante ha preso la decisione di chiedere al Senato l’autorizzazione a procedere. Questo passaggio si è rivelato fondamentale in quanto ha portato costituzionalmente alla necessità di un nulla osta parlamentare per perseguire un membro del governo in carica.

Nel documento emesso dal tribunale, i giudici hanno ribadito l’obbligo di prestare soccorso in mare, affermando che il rifiuto di lasciare i migranti sbarcare nel porto è un atto di natura “amministrativa” piuttosto che politica. Questa interpretazione ha suscitato reazioni significative, in quanto mette in discussione le posizioni difensive del leader leghista, il quale ha sempre sostenuto di aver agito in accordo con il Governo.

Il parere del Senato

Il 26 maggio 2020, la Giunta per le immunità del Senato ha inizialmente respinto la richiesta di autorizzazione a procedere. Tuttavia, in una successiva votazione del 30 luglio, l’aula ha cambiato idea, concedendo l’autorizzazione con 149 voti favorevoli contro 141 contrari. Questo passaggio ha rappresentato un momento cruciale per il procedimento giudiziario nei confronti di Salvini, che ha visto quindi tornare la questione nelle mani della Procura di Palermo con la richiesta di rinvio a giudizio.

La difesa di Salvini, rappresentata dall’avvocato Giulia Bongiorno, ha opposto la richiesta di non luogo a procedere, sostenendo che il fatto non sussiste e, come ulteriore argomentazione, invocando l’insindacabilità dell’azione dell’ex Ministro.

Le udienze e le testimonianze principali

L’avvio del dibattimento

Il Giudice per l’udienza preliminare Lorenzo Iannelli ha accolto la tesi dell’accusa, stabilendo la data della prima udienza per il 15 settembre 2021. Questo evento ha segnato l’inizio di un dibattimento che si è protratto per due anni, durante il quale sono stati ascoltati numerosi testimoni di grande rilievo, creando un clima di alta tensione mediatica e politica.

Tra i testimoni, si sono distinti esponenti della politica italiana, tra cui l’ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte, l’ex ministro degli Esteri Giuseppe Di Maio e l’attuale ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. La testimonianza di Richard Gere, noto attore ed attivista, sarebbe stata una mossa che avrebbe portato attenzione internazionale sulla questione, ma alla fine il celebre attore non ha potuto presenziare al processo a causa di impegni lavorativi.

Questi passaggi giuridici e politici non solo interessano il destino di Matteo Salvini, ma sollevano anche interrogativi più ampi sul diritto di asilo, la gestione dei migranti e il compito dell’Italia nel contesto europeo. L’attenzione verso questo caso rimane elevata, mentre le udienze si sviluppano e i cittadini seguono con interesse l’evoluzione di questi eventi che coinvolgono i vertici della politica italiana.

Redazione

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