Monito Ocse ai governi: Prepararsi a choc economici e ridurre il debito - avvisatore.it
L’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (Ocse) ha espresso preoccupazione per la guerra in corso in Medio Oriente. Secondo l’Ocse, i governi si trovano ad affrontare sfide fiscali crescenti a causa dell’aumento dei costi del debito e di “significative ulteriori pressioni future”. L’organizzazione ha sottolineato la necessità di sforzi più incisivi a breve termine per contenere la crescita della spesa e di cornici di bilancio a medio termine ben delineate per garantire la sostenibilità e la flessibilità per rispondere agli shock futuri.
L’Ocse ha sottolineato l’importanza di rafforzare i fondamentali di crescita attraverso riforme nel campo dell’istruzione per potenziare lo sviluppo delle competenze e ridurre i vincoli nei mercati del lavoro e dei beni. Inoltre, ha evidenziato la necessità di una maggiore cooperazione internazionale per rilanciare il commercio globale, garantire progressi più rapidi e meglio coordinati verso la decarbonizzazione e alleviare gli oneri del debito nei Paesi a basso reddito.
L’Ocse ha avvertito che le forti tensioni geopolitiche rappresentano un rischio significativo a breve termine per l’attività economica e l’inflazione, soprattutto se il conflitto in Medio Oriente dovesse portare perturbazioni nei mercati dell’energia. Un ampliamento o un’escalation del conflitto potrebbe danneggiare la crescita e aumentare direttamente le pressioni inflazionistiche. Inoltre, potrebbe portare a una fuga verso la sicurezza nei mercati finanziari globali. La crisi nel Mar Rosso ha già iniziato a sconvolgere i programmi di produzione in Europa, in particolare per le case automobilistiche, a causa dell’aumento dei costi di spedizione e dei tempi di percorrenza. L’Ocse ha evidenziato che il recente aumento del 100% dei costi di spedizione potrebbe far aumentare l’inflazione annuale dei prezzi all’importazione dell’Ocse di quasi 5 punti percentuali, aggiungendo 0,4 punti percentuali all’inflazione dei prezzi al consumo dopo circa un anno.
Secondo l’Ocse, dopo un 2023 “resiliente”, la crescita del PIL mondiale rallenterà al 2,9% nel 2024 e risalirà al 3% nel 2025. Gli indicatori più recenti segnalano una moderazione della crescita, con gli effetti dell’inasprimento delle condizioni finanziarie che continuano a manifestarsi nei mercati del credito e dell’edilizia abitativa, mentre il commercio globale rimane debole. Per quanto riguarda le maggiori economie, la crescita annuale del PIL negli Stati Uniti continuerà a essere sostenuta dalla spesa delle famiglie e dalle solide condizioni del mercato del lavoro, ma si ridurrà nel tempo. Il PIL della zona euro dovrebbe segnare un modesto aumento nel 2024 e nel 2025. La crescita in Cina rallenterà nel corso degli anni.
Per quanto riguarda l’Italia, l’Ocse ha rivisto al ribasso le stime sull’inflazione, prevedendo una diminuzione all’1,8% nel 2024 e un aumento al 2,2% nel 2025. L’inflazione al netto dei beni più volatili si attesterà al 2,4% nel 2024 e al 2,2% nel 2025. L’Ocse ha confermato le stime sulla crescita dell’Italia, prevedendo un aumento dello 0,7% nel 2024 e dell’1,2% nel 2025.
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