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Occupazione in crescita? Cgil: dati “allarmanti” svelano una realtà diversa

L’occupazione in Italia: dati allarmanti dietro le apparenze

Un recente studio condotto dalle aree Politiche per lo sviluppo e Mercato del lavoro della Cgil nazionale ha sollevato interrogativi sul reale stato dell’occupazione in Italia. Nonostante un aumento complessivo (raggiungendo i 23,7 milioni di occupati con un tasso del 61,8% a ottobre 2023), ci sono segnali preoccupanti da considerare.

Il tasso di occupazione italiano: il più basso dell’Unione Europea

L’Italia continua ad avere il tasso di occupazione più basso (61,6%) di tutta l’Unione Europea, mentre il tasso di inattività (33,3%) è il più alto nell’Eurozona. Questi dati mettono in luce una situazione che va oltre le apparenze positive.

L’occupazione di bassa qualità e la crescita dei lavoratori a termine

Rispetto al 2008, anno in cui sono iniziate diverse crisi, l’aumento complessivo dell’occupazione è il risultato della crescita dei lavoratori dipendenti (+1,5 milioni) e della diminuzione degli indipendenti (-743 mila). Tuttavia, se analizziamo i lavoratori dipendenti, emerge una crescita dell’occupazione di bassa qualità. Gli occupati a termine sono aumentati in modo significativo (+30,2%, raggiungendo i 3 milioni), in particolare stagionali, somministrati, a tempo determinato, intermittenti e con contratti di prestazione occasionale. Questo tipo di occupazione rappresenta circa la metà dell’aumento complessivo degli occupati. Negli ultimi 15 anni, il tasso di precarietà dipendente è aumentato dal 13,1% al 15,7% (+2,6 punti percentuali).

L’impatto del lavoro non standard sulle retribuzioni e sulle pensioni

Il rapporto evidenzia anche una riduzione delle ore lavorate per ogni dipendente e sottolinea come il lavoro non standard, caratterizzato da contratti discontinui e bassa intensità di lavoro, influisca pesantemente sulle retribuzioni medie attuali e sulle pensioni future. Inoltre, dal punto di vista demografico, l’occupazione in Italia ha assunto caratteristiche allarmanti. La crescita del tasso di occupazione non è stata determinata solo dall’aumento degli occupati, ma anche dal drastico calo della popolazione in età lavorativa (circa -1,7 milioni).

In conclusione, nonostante l’aumento complessivo dell’occupazione in Italia, i dati evidenziati dallo studio della Cgil nazionale sollevano preoccupazioni sullo stato effettivo dell’occupazione nel paese. Il tasso di occupazione italiano rimane il più basso dell’Unione Europea, mentre l’occupazione di bassa qualità e il lavoro non standard incidono negativamente sulle retribuzioni e sulle pensioni. È necessario affrontare queste problematiche per garantire un’occupazione di qualità e stabile per tutti i lavoratori italiani.

Redazione

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