A fine aprile restano 71 mila tonnellate di olio extravergine italiano, ma le scorte calano e aumentano le giacenze di olio straniero. Il report Sian disegna la nuova mappa dell’extravergine in Italia, con Bari, Perugia e le grandi cooperative a guidare il comparto.
Le scorte di olio extravergine di oliva italiano si assottigliano: al 30 aprile ne restano solo 71 mila tonnellate nei serbatoi della penisola. Con un ritmo di commercializzazione che sfiora appena le 10 mila tonnellate al mese, è facile prevedere che si arriverà alla prossima campagna olearia con riserve drasticamente ridotte. Un dato che preoccupa produttori e consumatori, mentre il mercato si prepara a un periodo di forte tensione sui prezzi e maggiore dipendenza dalle importazioni.
A conferma del trend, si registra un aumento delle giacenze di olio extravergine straniero, passate da 72 a 74 mila tonnellate nel giro di un mese. La maggior parte è di origine comunitaria, a testimonianza di un flusso di acquisti dall’estero in crescita costante. Per la prima volta, il volume di extravergine straniero in giacenza supera quello italiano, una svolta significativa per l’equilibrio del comparto.
Il report mensile del registro Sian, aggiornato al 30 aprile, evidenzia una giacenza complessiva di 205 mila tonnellate, comprensive di olio vergine, lampante, raffinato e olio di sansa di oliva. Un dato comunque in calo di 18 mila tonnellate rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, che riflette una domanda ancora attiva e una produzione nazionale limitata.
La geografia delle scorte è delineata soprattutto dalle grandi cooperative e dalle industrie confezionatrici, che continuano a concentrare buona parte dell’olio disponibile. In testa c’è la provincia di Bari, con 27,4 mila tonnellate, seguita da Perugia con 24,8 mila e dalla provincia Bat (Barletta-Andria-Trani) con 15,1 mila. A chiudere la top six: Firenze, Siena e Reggio Calabria, tutte con circa 11 mila tonnellate ciascuna.
Nonostante le difficoltà, l’Italia conserva un discreto patrimonio di olio biologico, con 24 mila tonnellate disponibili, di cui 14 mila di origine nazionale. Sul fronte delle certificazioni, si contano 14 milioni di litri di extravergine certificato, con oltre 5 milioni di litri targati Terre di Bari Dop, che da sola rappresenta il 35% delle giacenze certificate italiane.
Seguono, praticamente appaiate, le denominazioni Toscano Igp, Sicilia Igp e Val di Mazara Dop, che insieme non eguagliano il volume della produzione barese. Una conferma del ruolo guida del Mezzogiorno e della Puglia nella filiera dell’olio extravergine italiano, tra le poche ancora capaci di resistere all’urto della concorrenza estera.
Mentre si avvicina la nuova stagione, il settore è chiamato a ripensare strategie e filiere, con l’obiettivo di tutelare la qualità del prodotto italiano, rafforzare la trasparenza e garantire una maggiore autosufficienza produttiva.
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