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Paolo Muzi percorre mille km in bicicletta lungo la Via Francigena per combattere il Parkinson

Affrontare il Parkinson è una sfida, e Paolo Muzi, un paziente dell’IRCCS San Raffaele, lo dimostra con un’incredibile impresa: percorrere quasi 1.050 km in mountain bike da Svizzera a Roma lungo la storica Via Francigena. Con un’iniziativa intitolata “Tremare Senza Paura”, Muzi si è posto l’obiettivo di arrivare in piazza San Pietro entro il 26 settembre. Questa avventura non è solo una sfida personale, ma anche un modo per sensibilizzare sulla malattia, che in Italia colpisce circa 600mila persone.

La partenza e il significato della sfida

Una partenza simbolica e carica di significato

Il viaggio di Paolo Muzi è iniziato il 6 settembre dal Colle del Gran San Bernardo, un luogo che rappresenta non solo un punto di partenza geografico, ma anche un simbolo di inizio per un percorso di vita che punta alla resistenza e alla forza. Con la sua mountain bike, dotata di un telaio in carbonio e sospensioni ammortizzate, Muzi ha scelto di affrontare le sfide della Via Francigena, una strada che attraversa paesaggi mozzafiato e piccoli borghi storici. La scelta di questo itinerario non è casuale: la Via Francigena è una antica via di pellegrinaggio che conduce a Roma, un percorso che connette cultura, storia e natura.

La sua iniziativa, “Tremare Senza Paura”, non è solo un modo per affrontare una malattia cronica, ma anche un messaggio di speranza e incoraggiamento per chi vive la stessa condizione. Paolo è determinato a dimostrare che l’attività fisica può rappresentare un valido supporto nella gestione del Parkinson, contribuendo a migliorare la qualità della vita.

Il percorso di Paolo Muzi e il ruolo della terapia

Da paziente a sportivo: la trasformazione di Paolo

Dopo una diagnosi di Parkinson, Paolo Muzi si è avvicinato al Centro Parkinson e Disturbi del Movimento dell’IRCCS San Raffaele di Roma, diretto dal Prof. Fabrizio Stocchi. Qui ha intrapreso un percorso di terapia che ha trasformato la sua vita. Oltre alla terapia medica, Muzi ha trovato nella pratica sportiva un’ancora di salvezza. Da sportivo dilettante di basket, da quasi dieci anni ha indirizzato la sua passione verso la mountain bike, disciplina che gli ha consentito di sviluppare una resistenza fisica importante.

Il viaggio di Paolo è un’impresa impegnativa, con un dislivello complessivo di circa 9.800 metri. Affrontare terreni misti, compresi sentieri sterrati e percorsi asfaltati, richiede non solo una preparazione fisica ma anche una grande forza mentale. La sua neurologa, la dottoressa Laura Vacca, ha dato il via libera al progetto, evidenziando i benefici dell’attività fisica come complemento alle terapie classiche per la gestione della malattia.

Muzi non intende affrontare questa avventura alla leggera; ha pianificato accuratamente ogni tappa, con l’intenzione di completare il percorso in un arco di 17-18 giorni, condizioni meteorologiche permettendo. Questa sfida costituisce un’importante affermazione del potere curativo dello sport.

L’impatto della sfida e le speranze future

Ispirare altri mediante l’azione

L’iniziativa “Tremare Senza Paura” non è solo un viaggio di Paolo, ma anche un messaggio per tutti coloro che convivono con il Parkinson. Attraverso la sua avventura, Paolo spera di ispirare altri pazienti a combattere la malattia con la medesima determinazione e passione. Vuole mostrare che è possibile affrontare il Parkinson in modo attivo e proattivo, trasformando le sfide quotidiane in occasioni di crescita personale.

Paolo Muzi non cerca un ritorno economico, ma piuttosto un riscontro emotivo e sociale. Le sue parole esprimono non solo la voglia di divertirsi e di godersi il viaggio, ma anche la profonda consapevolezza che la lotta contro il Parkinson può essere intrapresa anche tramite passatempi e attività fisica. La speranza di Paolo è che altri affetti dalla malattia vedano in lui un esempio di lotta e resilienza, promuovendo la consapevolezza sull’importanza dello sport nella vita quotidiana.

La sua avventura lungo la Via Francigena è quindi non solamente un atto di coraggio personale, ma un invito per tutti a non arrendersi mai, nemmeno di fronte alle prove più dure. La strada verso Roma e oltre è una testimonianza di forza e speranza, ribadendo che il viaggio della vita, proprio come quello su due ruote, vale sempre la pena di essere affrontato.

Redazione

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