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Pietro Genovese accusato di evasione fiscale, la madre Gaia conferma: vive a Londra

Nuovo processo per Pietro Genovese: l’accusa di evasione

La decisione della procura di Roma di chiedere un nuovo processo per Pietro Genovese, il ventenne che nel dicembre 2019 investì e uccise la sua unica figlia Gaia e l’amica Camilla, ha suscitato la rabbia e la delusione di Gabriella Saracino, madre di una delle vittime. Su Facebook, ha espresso la sua indignazione riguardo alla possibilità che il ragazzo possa evitare la giustizia vivendo serenamente a Londra, dove nessuno può riconoscerlo come assassino. Il pm Roberto Felici ha citato Genovese a giudizio per l’accusa di evasione, in quanto il giovane risultò assente ad un controllo dei carabinieri durante gli arresti domiciliari. Saracino è curiosa di vedere cosa decideranno i giudici in questo nuovo processo, oltre a considerare tutto quello che è stato “abbonato” al ragazzo, come l’omissione di soccorso.

Il controllo dei carabinieri e l’assenza di Genovese

Il nuovo procedimento penale è legato a un episodio avvenuto nel gennaio 2021. I carabinieri della compagnia Parioli si sono recati sotto casa di Genovese per un controllo di routine, ma non hanno ottenuto risposta nonostante i numerosi tentativi di contatto. Non risulta che il giovane sia uscito di casa, come confermato dalle telecamere di sorveglianza del palazzo. I militari dell’Arma, in possesso del suo telefono cellulare, non hanno provato a contattarlo. La relazione di servizio dei carabinieri, inviata ai magistrati, riporta che hanno suonato al citofono e al campanello dell’abitazione senza ricevere alcuna risposta fino alle 18:04.

La situazione attuale di Genovese

Dopo essere stato condannato a cinque anni e quattro mesi di carcere per l’omicidio stradale, Genovese è tornato in libertà nel 2021. La Corte d’Appello di Roma, nel processo di secondo grado, ha eliminato l’obbligo di dimora che gravava sull’imputato, come previsto dalla legge per le sentenze passate in giudicato. Attualmente, il giovane attende l’udienza davanti ai giudici dell’esecuzione per decidere come scontare il residuo della pena, che ammonta a circa 3 anni e 7 mesi. È possibile che venga affidato ai servizi sociali, dato che in base al sistema penale italiano la detenzione in carcere è esclusa per pene inferiori ai 4 anni.

Fonte: ANSA

Redazione

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