Protesta violenta nel carcere San Domenico di Cassino: carabinieri e polizia intervenuti - Occhioche.it
Un’azione di protesta ha preso piede all’interno del carcere San Domenico di via Sferracavalli a Cassino, generando un clima di tensione e preoccupazione sia all’interno che all’esterno delle mura dell’istituto carcerario. Nel corso della manifestazione, si sono registrate gravi condizioni di disordini, con incendi appiccati a materassi e altre suppellettili da parte dei detenuti. L’intervento delle forze dell’ordine è stato tempestivo, ma la situazione rimane critica.
Oltre ai carabinieri e alla Polizia di Stato, che hanno circondato l’area per prevenire eventuali tentativi di fuga, sul posto sono stati allertati anche i Vigili del Fuoco. L’allerta è scattata dopo l’incendio di materassi e oggetti all’interno del carcere, il che ha spinto le autorità a monitorare ogni possibile sviluppo. Il compito delle forze dell’ordine è di mantenere la situazione sotto controllo e garantire la sicurezza di tutti, inclusi i detenuti e il personale.
La gravità della situazione ha fatto sì che venisse richiesta la mobilitazione del Gruppo di Intervento, richiamando in servizio unità che erano già a riposo. Tale decisione evidenzia la serietà della protesta, che ha coinvolto la Seconda Sezione dell’istituto. Le misure straordinarie sono state adottate per ripristinare l’ordine e prevenire che la situazione degenerasse ulteriormente. I disordini nel carcere di Cassino si inseriscono in un contesto più ampio di tensioni nelle strutture penitenziarie italiane.
Un aspetto critico delle strutture penitenziarie, tra cui il carcere di Cassino, è la carenza di personale. Secondo quanto riferito dal sindacato FNS Cisl Lazio, l’istituto presenta un deficit rilevante: mancano 35 unità di Polizia Penitenziaria. Questo vuoto pesante crea una situazione di vulnerabilità, aumentando il rischio di disordini come quello attuale.
In aggiunta alla mancanza di personale, il carcere di Cassino è caratterizzato da un tasso di sovraffollamento che raggiunge il 169%, collocandolo tra le 20 strutture più affollate d’Italia. Questa condizione rende difficile gestire le dinamiche interne, contribuendo a generare tensioni tra i detenuti, che vedono ridotte le loro possibilità di recupero e reinserimento sociale. Le strutture sovraffollate sono spesso teatro di conflitti e disordini, rendendo necessaria una riprogettazione dell’intero sistema penitenziario.
Non più di un giorno fa, nel penitenziario di Frosinone, si è verificato un episodio simile. Dopo la morte di un detenuto di 62 anni, i detenuti hanno dato vita a una sommossa, che ha portato a danni ingenti all’interno della struttura. Un numero considerevole di detenuti ha mostrato comportamenti aggressivi e distruttivi, come riferito dal sindacato Sappe, parlando di individui “in stato psichico visibilmente alterato”.
Durante la ribellione, sono stati provocati significativi danni: le telecamere di sorveglianza, i vetri blindati del corpo di guardia e le luci del corridoio sono state vandalizzate. Inoltre, è stato utilizzato un idrante per allagare la sezione, e alcuni detenuti hanno tentato di sottrarre le chiavi dall’agente di servizio minacciando con oggetti appuntiti. L’intensificarsi di queste sommosse evidenzia un problema sistemico all’interno delle carceri italiane, richiedendo un’attenzione urgente da parte delle autorità competenti.
Le autorità continuano a monitorare la situazione sia nel carcere di Cassino che in quello di Frosinone, in attesa di sviluppi e di possibili misure correttive per far fronte a un sistema penitenziario in crisi.
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