Roma adotta il "metodo svedese": tre giorni per l'ambientamento nei nidi comunali - Occhioche.it
In questo nuovo anno educativo, la città di Roma ha intrapreso una significativa innovazione nel modo di accogliere i bambini nei nidi comunali. Il “metodo svedese” prevede un ambientamento accelerato che dura solo tre giorni, permettendo ai genitori di assistere i propri figli in questo delicato passaggio. Con la partecipazione di 25 strutture nel territorio romano, questo approccio mira a ridurre il trauma legato all’ingresso nell’ambiente scolastico, creando un contesto più rassicurante tanto per i piccoli quanto per le loro famiglie.
Il “metodo svedese” si distingue per la sua immediatezza e coinvolgimento. Nei primi tre giorni di ambientamento, i gruppi sono ristretti, composti da un massimo di 4-5 coppie di genitori e bambini. Questo favorisce un’attenzione personalizzata e un’esperienza collettiva che facilita la socializzazione. I genitori svolgono un ruolo attivo nella cura e nelle routine quotidiane dei propri figli. Essi partecipano a vari momenti della giornata, rendendo le transizioni più fluide e meno stressanti.
Questo modello consente ai bambini di esplorare l’ambiente del nido con la sicurezza dei genitori accanto. Durante questi tre giorni, gli educatori osservano attentamente il rapporto tra i bambini e i loro genitori. Questo osservazione permette non solo di comprendere meglio le necessità di ciascun piccolo ma anche di instaurare un rapporto di fiducia tra famiglia ed educatore. Le interazioni quotidiane come il pranzo, il gioco e il momento del sonno diventano occasioni preziose per il legame tra famiglia e nido.
Attraverso l’immediata condivisione delle attività, i genitori hanno l’opportunità di familiarizzare con l’ambiente e conoscere gli educatori. Per i bambini, l’immersione totale nel contesto del nido favorisce un adattamento più rapido e meno traumatico. La presenza costante del genitore e l’interazione diretta con gli educatori permettono ai piccoli di sentirsi al sicuro e sostenuti mentre iniziano a esplorare il loro nuovo ambiente di apprendimento.
Questo modello si propone di costruire una solida rete di supporto tra genitori, educatori e bambini, favorendo al contempo un approccio educativo più collaborativo. Un processo educativo che non solo si concentra sull’apprendimento ma anche sul sentirsi parte di una comunità, dove tutti giocano un ruolo essenziale.
Quest’anno, il “metodo svedese” è stato implementato in 25 dei 219 nidi comunali di Roma. L’iniziativa ha avuto un forte riscontro, in particolare nel municipio XIV, che ha applicato il modello in tutti i suoi 11 nidi. Tuttavia, altre strutture hanno partecipato attivamente a questo progetto innovativo: i nidi Coccole e Co , J. Mirò , e diverse altre strutture dei municipi III, IV, VI, VII, XIII e XV.
L’ampia diffusione di questa pratica dimostra un impegno crescente da parte delle autorità comunali nell’adattare i servizi scolastici alle necessità delle famiglie. Grazie a una strategia mirata, si punta a estendere il programma a ulteriori nidi in tutta la capitale, con l’obiettivo di garantire un’accoglienza sempre più efficace e sensibile alle esigenze di bambini e genitori.
Il coinvolgimento di un numero crescente di nidi segnala un forte interesse verso questo modello, che è considerato una risposta efficace alle sfide del mondo contemporaneo. Le famiglie possono quindi incidere direttamente nella fase di transizione, ottenendo così un’esperienza educativa più gratificante e meno stressante. Questo approccio ha il potenziale per diventare un punto di riferimento nelle pratiche di inserimento delle nuove generazioni nei cicli scolastici.
Claudia Pratelli, assessora a Scuola, formazione e lavoro del Comune di Roma, ha sottolineato l’importanza del “metodo svedese”, descrivendolo come un’iniziativa che riflette le eccellenze educative della capitale. “Questa forma di inserimento offre un’esperienza immersiva che risulta meno traumatica per bambini e genitori”, ha dichiarato Pratelli, enfatizzando la necessità di un approccio educativo più umano e sociale.
L’assessora ha visitato numerosi nidi che hanno adottato questa metodologia, ascoltando le esperienze dirette dei genitori. Le testimonianze raccolte evidenziano come il metodo sia percepito come utile e positivo, facilitando una migliore conciliazione tra vita lavorativa e responsabilità genitoriali. “Il nostro obiettivo – ha ribadito Pratelli – è sostenere l’educazione e il benessere di ogni bambino e fare in modo che le famiglie si sentano supportate”, confermando l’impegno del Comune nella continua ricerca di strategie innovative per il mondo educativo.
In questo contesto, il “metodo svedese” emerge come un segnale di cambiamento positivo nell’offerta educativa della città, avviando un percorso che valorizza non solo il momento dell’entrata nei nidi, ma l’intero processo di apprendimento e supporto familiare.
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