Roma: inaugurazione della mostra “Medianature” al centro artistico AlbumArte il 16 settembre

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Roma: inaugurazione della mostra "Medianature" al centro artistico AlbumArte il 16 settembre - Occhioche.it

Ultimo aggiornamento il 10 Settembre 2024 by Luisa Pizzardi

L’arte contemporanea continua a far parlare di sé a Roma con l’attesissima inaugurazione della mostra “Medianature”, prevista per il 16 settembre alle ore 18 presso AlbumArte, un centro di ricerca e produzione artistica indipendente. Questa esposizione è frutto del lavoro degli studenti del Biennio di Multimedia Arts and Design della RUFA Rome University of Fine Arts, sostenuta dal Gruppo Plena Education e curata da Re:humanism. La mostra esplorerà ciò che significa vivere in un mondo in cui natura e cultura si intrecciano sempre di più, offrendo ai visitatori una riflessione profonda attraverso tre progetti multimediali.

medianature: l’interpretazione degli studenti RUFA

il significato di medianature

Il titolo della mostra trae ispirazione dal lavoro del teorico dei media Jussi Parikka, il quale propone una nuova prospettiva sulla complessa relazione tra natura e cultura. La visione di Parikka invita a considerare i media non solo come strumenti di rappresentazione, ma come attori attivi nell’ecologia globale, influenzando profondamente il nostro rapporto con l’ambiente circostante. Gli studenti della RUFA sono stati chiamati a riflettere su questo tema e a reinterpretarlo attraverso opere che invitano i visitatori a riconsiderare le proprie idee precostituite.

La mostra, quindi, si presenta come un dialogo visivo e sonoro tra gli spazi di AlbumArte e le opere stesse, creando un ambiente stimolante in cui il passante viene invitato a esplorare nuove connessioni. Le opere in esposizione offrono spunti su come i mezzi di comunicazione possano rispecchiare e modificare la nostra esperienza della natura, mettendo in discussione l’idea di un confine netto tra l’uomo e l’ambiente naturale.

opere in mostra: un viaggio tra arte e tecnologia

padiglione invisibile: l’ironia di un collettivo contemporaneo

L’opera “Padiglione Invisibile”, sviluppata dal collettivo Blivet, offre un’interpretazione ironica delle pratiche espositive contemporanee, in particolare, quelle della Biennale d’Arte di Venezia. La creazione del collettivo non solo sfida l’idea tradizionale di esposizione, ma invita anche a una riflessione su ciò che, nel contesto attuale di società iperconnesse, merita veramente visibilità. La curatela di Blivet propone un percorso guidato che porta il visitatore attraverso gli spazi di AlbumArte, svelando progressivamente le logiche espositive che sottendono l’installazione.

Alla fine del percorso, il visitatore è invitato a ripensare le regole e le norme che governano l’esperienza artistica, proponendo una sorta di ribellione contro l’idea di ciò che è considerato visibile e importante. Il “Padiglione Invisibile” diventa, quindi, un invito a esplorare il significato di esposizione e presenza nell’era digitale, spingendo l’osservatore a interrogarsi su cosa e chi realmente viene messo in mostra e per quale scopo.

cyborg mama nature: un dialogo tra natura e tecnologia

“cyborg mama nature”, creazione di Silvia Baldo, Giuseppe Di Capua ed Elisa Catalano, si distingue come un’imponente installazione totemica che rappresenta un connubio affascinante tra natura e tecnologia. Situata nella sala principale dello spazio espositivo, quest’opera riesce a stabilire un’interazione diretta con i visitatori. Essa stimola un dialogo simbiotico tra elementi umani e non, attraverso un variabile mix di suoni che si attivano al passaggio dei partecipanti.

Il riferimento esplicito al monolite di “2001: Odissea nello spazio” di Stanley Kubrick introduce una dimensione di riflessione sul progresso e sul lato oscuro della tecnologia. Tuttavia, “cyborg mama nature” presenta una reinterpretazione in chiave contemporanea di questo simbolo: la struttura totemica cessa di rappresentare una mera sopraffazione umana e diventa un simbolo di inclusione, dove ogni entità, sia essa umana, organica o inorganica, è chiamata a vivere in armonia, recuperando un concetto di coabitazione e comunicazione tra specie.

ecosistema queer: un’opera di trasformazione identitaria

l’esperienza immersiva di ecosistema queer

“Ecosistema Queer”, elaborato da Raffaele Esposito e Annarita Debellis, si distingue per le sue installazioni cinetiche che celebrano la fluidità dell’identità in un contesto contemporaneo. Attraverso una serie di opere che simulano una tempesta primordiale, gli artisti conducono il visitatore in un’esperienza sensoriale che stimola una riflessione profonda sulle proprie identità. La corteccia in metallo, simbolo dell’opera, va oltre la sua messa in scena, suggerendo che la vera essenza di questa barriera è quella di funzionare come un filtro tra il proprio essere interiore e il mondo esterno.

Le imperfezioni di questa corteccia, con le sue rugosità e fenditure, rappresentano un archivio di esperienze passate, cicli vitali che si ripetono, rendendo evidente come le tecnologie possano integrarsi nell’ecosistema naturale. Anche in uno spazio che appare freddo e artificiale, gli artisti riescono a trasmettere un messaggio di rinascita e adattamento, suggerendo che la tecnologia può diventare una parte organica della nostra esistenza, utilizzata per stabilire relazioni di cura e consapevolezza delle interconnessioni che ci riguardano.

Nell’insieme, l’esposizione “Medianature” si preannuncia come una vera e propria esperienza artistica immersiva, capace di sfidare il pubblico a guardare con occhi nuovi le relazioni tra natura, cultura e tecnologia.

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