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Scoperti oltre 20 crateri sotterranei sulla Luna: la ricerca da Trieste rivoluziona l’astrogeologia

La recente ricerca condotta dall’Università di Trieste segna un’importante tappa nel campo dell’astrogeologia, identificando più di 20 strutture geologiche collegate a crateri sepolti e stratificazioni inclinate nella regolite lunare. Questa indagine si basa su dati ottenuti dalla missione cinese Chang’E-4 e si propone di fornire nuove informazioni sulla complessità del suolo lunare, fondamentali per future esplorazioni spaziali.

Analisi della regolite lunare

Cos’è la regolite e come si forma?

La regolite è uno strato di materiale che riveste la superficie della Luna, composto da polvere, rocce e detriti generati da millenni di impatti meteoritici. Questo strato è il risultato di complessi processi di erosione e reciclazione dei materiali, creando una crosta variegata che presenta diverse proprietà fisiche e chimiche. Comprendere i dettagli della regolite è cruciale, specialmente in un contesto di esplorazione spaziale, poiché essa potrebbe contenere risorse utili per future missioni umane e roboticamente assistite. Le caratteristiche della regolite possono influenzare anche la progettazione di strutture e basi lunari.

Metodologie di ricerca innovative

Il team di Geofisica Applicata dell’Università di Trieste, guidato dal professor Michele Pipan, ha innovato l’approccio tradizionale all’analisi della regolite utilizzando algoritmi di deep learning. Questi algoritmi hanno permesso un’interpretazione avanzata dei dati radar e hanno contribuito a svelare dettagli precedentemente non riconosciuti nella geometria della regolite lunare. L’applicazione dell’intelligenza artificiale ha infatti aperto nuove strade per una comprensione più approfondita delle formazioni geologiche che caratterizzano il lato nascosto della Luna.

Il cratere Van Kármán: un obiettivo di ricerca

Un’area inesplorata con un potenziale significativo

La ricerca ha focalizzato l’attenzione sul cratere Van Kármán, parte del South Pole-Aitken Basin, una delle aree meno esplorate del nostro satellite naturale. Con un diametro di oltre 180 chilometri, questo cratere rappresenta un’occasione unica per raccogliere dati profondi e significativi sulla geologia lunare. I 30 metri di profondità studiati dagli scienziati offrono una finestra sulle complesse interazioni tra impatti meteorici e le composizioni geologiche sottostanti.

L’importanza delle scoperte per le future missioni

Le informazioni raccolte dal team di Ricerca non solo forniscono dati scientifici vitali, ma pongono anche le basi per l’identificazione di potenziali risorse presenti nel sottosuolo lunare. Questo potrebbe avere un impatto decisivo nella pianificazione di future missioni spaziali e nella creazione di basi lunari permanenti. Le analisi multidisciplinari, come affermato da Pipan, hanno quindi un ruolo cruciale nel proporre strategie per l’esplorazione dell’universo.

Il lavoro collaborativo su scala globale

Un progetto di portata internazionale

Questo studio non rappresenta solo un valore per l’Università di Trieste, ma è il frutto di una collaborazione internazionale che ha coinvolto diversi enti di ricerca. Parteciperanno infatti anche scienziati dell’INAF – Istituto Nazionale di Astrofisica, Purdue University negli Stati Uniti, Accademia Cinese delle Scienze e Università di Zhejiang in Cina. La multidimensionalità della ricerca offre vari punti di vista e competenze, accrescendo ulteriormente l’accuratezza e la robustezza dei risultati ottenuti.

Pubblicazione di risultati significativi

I risultati di questa significativa ricerca sono stati resi pubblici sulla rivista scientifica Icarus, dove la comunità scientifica potrà non solo prendere visione dei nuovi dati ma anche avviare ulteriori discussioni e studi basati sui risultati fondamentali ottenuti. Questo approccio consente un avanzamento continuo nella comprensione della Luna e nelle preparazioni per la prossima era di esplorazione spaziale, sottolineando l’importanza di unire sforzi a livello globale.

Luisa Pizzardi

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