Sindacati di base in piazza sabato per fermare il genocidio - avvisatore.it
La parola d’ordine della mobilitazione indetta dai sindacati di base, raccogliendo l’appello dei Giovani Palestinesi, è chiara: “Fermare il genocidio”. Un’iniziativa che vede la partecipazione di numerose sigle sindacali, tra cui Cub, Sgb, Usb, Sicobas, Adlcobas, Adlvarese, Confederazione Cobas, Sialcobas, Cobas Sardegna, Gpi, Udap, Api Clp, Sol Cobas e Clap. Domani si terranno scioperi, mobilitazioni, assemblee e altre iniziative volte a sensibilizzare, informare e coinvolgere, mentre sabato è prevista una manifestazione a Milano, con concentramento alle 14.30 in Piazza Loreto, per poi muoversi verso Piazza Duomo.
“In questo momento, il movimento di solidarietà con il popolo e la resistenza palestinese deve concentrarsi intorno alla richiesta del cessate il fuoco immediato, accompagnato dal ritiro dell’esercito israeliano da Gaza, dall’apertura di tutti i corridoi umanitari possibili per garantire il massiccio e necessario afflusso di aiuti umanitari, la liberazione degli ostaggi israeliani detenuti a Gaza in cambio della scarcerazione di tutti i prigionieri politici palestinesi, la fine delle incursioni dell’esercito israeliano in Cisgiordania e il blocco degli insediamento illegali dei coloni”, si legge in una nota diffusa.
La denuncia riguarda anche la crescita esponenziale dell’economia bellica, con gli Stati Uniti che si confermano come il principale produttore mondiale di armi, avendo venduto ben 238 miliardi nel 2023, registrando un aumento del 56% rispetto al 2022. Anche le industrie italiane, con Leonardo, stanno trarre grandi benefici da questa situazione. La spesa per esercito e armamenti in Italia nel 2024 raggiungerà i 24 miliardi, con l’ulteriore decisione di esentare le armi dall’IVA.
Tali investimenti nell’industria bellica comporteranno inevitabilmente tagli alle spese sociali, alla sanità, alle scuole, alle pensioni, ai salari e ai sussidi per chi ne ha bisogno. Un quadro che evidenzia come le priorità di spesa siano orientate verso settori che alimentano la guerra e la violenza, a discapito del benessere e della sicurezza dei cittadini.
La mobilitazione sindacale per fermare il genocidio in corso in Palestina rappresenta un grido di solidarietà e di impegno per porre fine alla violenza e all’oppressione. L’appello alla cessazione delle ostilità, al rispetto dei diritti umani e alla ricerca di soluzioni pacifiche è al centro di questa iniziativa che coinvolge diverse realtà sindacali e sociali. È necessario un cambio di rotta nelle politiche economiche e di difesa, affinché i fondi vengano destinati al benessere delle persone e non alla perpetuazione del conflitto.
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