Senza categoria
Slidingdoors nel Tennis: Quando la visione di un coach ti cambia la vita e la carriera.
Sono in pochi a rendersi conto della quantità di lavoro che un coach di Tennis si trova ad affrontare quotidianamente. Dalle sessioni di allenamento sul campo a quelle in palestra, dalla cura delle racchette o la dieta dell’atleta. Ma c’è un aspetto che spesso viene sottovalutato o addirittura neanche preso in considerazione. La missione più delicata, infatti, è quella di supportare l’atleta nei momenti di crisi e di difficoltà fisica, psicologica o di frustrazione. Soprattutto quando sotto quella difficoltà mentale si nasconde un talento puro e cristallino.
Simone Torri è uno di quei coach che di certo non si nasconde da questi impegni, anzi. Il suo amore per il tennis è iniziato quando aveva 4 anni. Suo papà, che ora non c’è più, era un profondo conoscitore di questo sport e lo portò per la prima volta a vedere il Torneo Internazionale (ora BNL Open) a Roma. Quell’anno Courier sconfisse Costa. Da allora Simone ha seguito quei giocatori e questo sport senza mai più staccarsene.
A soli 17 anni, tre infortuni hanno costretto Simone ad abbandonare il sogno da professionista.Ma l’amore per questo sport e la sua forza mentale lo hanno convinto a non abbandonare questo sport, anzi, da quel giorno la sua unica ossessione è diventata quella di diventare coach di tennis, nella culla del Tennis romano del Circolo Vianello.
“Mi dà grande soddisfazione vedere i miei studenti crescere fino a diventare i migliori giocatori APT. A soli 23 anni, stavo allenando professionisti e lasciando un segno profondo nel settore del tennis. Tutto ciò che ho sempre voluto era far parte del mondo dei professionisti e ho iniziato a vivere il mio sogno di allenatore. La sensazione di dover abbandonare i campi da gioco a causa degli infortuni mi hanno fatto capire l’importanza della forza mentale. Se non fosse stata per quella chissa che fine avrei fatto. Ora il mio obbiettivo è trasmettere quella mia stessa forza ai miei studenti e colleghi.”
Da qui inizia lo Sliding Doors della vita di un tennista professionista, che grazie al contributo di Simone ha potuto raggiungere traguardi che, prima di conoscere Simone, non avrebbe mai pensato avesse potuto raggiungere.
A Settembre 2013 Cristian Rodriguez, giovane talento colombiano, arriva al circolo Vianello e comincia ad allenarsi come professionista grazie alla conoscenza di Adriano Albanesi, icona del mondo del tennis e attuale allenatore di Lesia Tsurenko, all’epoca collega di Simone.
Non avendo però visto risultati e soprattutto, non avendo soldi per per participare a competizioni internazionali le quali hanno costi a volte vertiginosi, decide di mollare il professionismo e di non voler più fare il giocatore. Simone aveva già vissuto questa situazione. Forse in modi diversi perché qui non c’erano infortuni o problemi fisici, ma entrambe costretti ad abbandonare il sogno del professionismo.
Simone non ci sta. Vede le potenzialità di Cristian e decide di puntare tutto su di lui. Simona sa che una volta recuperato il giocatore mentalmente avrebbe potuto insistere lanciarlo nuovamente nel mondo del professionismo. Nell’estate del 2014, Simone convince Cristiana fargli da Assistent coach. Gli dice che avrebbero allenato insieme i ragazzi durante il giorno, in modo da potersi mettere da parte i soldi, e ad allenarlo personalmente di notte, cosi da poterlo preparare per un eventuale competizione che possa ridare slancio alla sua carriera.
Simone pianifica una preparazione atletica che possa consentire a Cristian di superare i sui limiti, non solo fisici ma mentali. Cristian accetta inizia ad allenare gli allievi come assistant coach fino all’estate 2015, mettendosi anche qualche soldo da parte.
Nell’estate 2015 arriva, dopo essere stato visionato da emissari della nazionale Colombiana, Cristian viene chiamato per i Juegos Nacionales. Gli fanno un offerta per participare, ma Cristian sente ancora di non essere pronto. La sua fragilità mentale è ancora li, ma lui non è più da solo. Coach Simone è li con lui e nel Giugno 2015 lo convince ad accettare la chiamata, promettendogli che lo avrebbe continuato ad allenare per prepararsi al torneo. Da quel momento inizia una preparazione senza precedenti che consente a Cristian di classificarsi al secondo posto del tabellone. Ma quello che succede duranti i Juegos Nacionales è la cosa più importante . A Cristian viene assegnata una wild card (ossia un ticket che consente ad un giocatore di participare ad un torneo anche se non hai il ranking necessario per qualificarti). La wild card offre a Cristianla possibilità di partecipare in un torneo da 15,000$ in Colombia. I due continuano la preparazione e le capacità mentali di Cristian vengono rafforzate incredibilmente grazie al lavoro quotidiano con Simone. Cristian arriva agli ottavi di finale del torneo da $15,000 insieme ad un altro colombiano. Gli organizzatori comunicano che chi approda ai quarti, vince una wild card per un $75,000 (torneo molto importante di Bogotà). La pressione è altissima perché fino a poco tempo fa Cristian aveva deciso di mollare tutto e ora si ritrova davanti l’opportunità di rientrare a gamba tesa nel mondo professionistico e di qualificarsi per un torneo da $75,000. Sempre grazie a l’aiuto di Simone e il suo continuo lavoro mentale e fisico, Cristian passa il turno, vince la wild card e arriva in finale del torneo da 15,000 (64 participanti). Nel tabellone del torneo da $75,000 Cristian viene sorteggiato con la testa di serie (N.1 – Martin, numero 100 del mondo). Contro ogni previsione lo batte, fa quarti di finali e perde con Zebajos, che lo stesso anno aveva battuto Nadal in Coppa Davis.
Da li, i due tornano in Italia. Con i punti ranking accumulati a questi due tornei e soldi messi da parte, Cristian inizia la scalata nel Tennis professionistico raggiungendo i suo best ranking (362 al mondo). Nel 2018 è stato chiamato a participare alla Coppa Davis, dove è stato premiato per il più bel punto assegnato nel 2018.
E pensare che tutto questo non sarebbe mai successo se non fosse stato per la tenacia di un coach che non voleva vedere persa un opportunità che lui in prima persona non avrebbe potuto avere, ma che grazie ad un giovane ragazzo colombiano, ha permesso ad entrambe di realizzare i propri sogni.
