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Stipendi bloccati per i lavoratori del servizio Cup: la crisi colpisce oltre 200 famiglie nel Lazio

La situazione economica di molti lavoratori del servizio Cup, responsabili delle prenotazioni sanitarie nel Lazio, è diventata critica. Circa 200 dipendenti della SDS Srl, società aggiudicataria dell’appalto per la ASL Roma 2, stanno affrontando difficoltà crescenti legate al ritardo negli stipendi. Di conseguenza, molti di loro stanno saltando il pagamento delle bollette e facendo sacrifici significativi, come rinunciare a spese basilari e alle vacanze estive. Questo articolo esplorerà le cause e le conseguenze di questa crisi, evidenziando l’impatto non solo sui lavoratori, ma anche sui cittadini che utilizzano il servizio pubblico.

Un servizio essenziale in crisi

Le conseguenze del ritardo salariale

I dipendenti del servizio Cup ricoprono un ruolo fondamentale nel fornire assistenza al pubblico nel complesso sistema sanitario del Lazio, ma queste difficoltà economiche potrebbero compromettere l’efficienza del servizio. Secondo Domenico Teramo, rappresentante dei Cobas per il lavoro privato, i ritardi nei pagamenti degli stipendi sono il risultato di una “sofferenza” economica dell’azienda causata dalla mancanza di adeguamento tariffario da parte della ASL. Tuttavia, Teramo attribuisce anche la responsabilità alla ASL stessa, che non ha provveduto a garantire i salari, come richiesto dalla legge.

I risultati di questa situazione non riguardano soltanto i singoli lavoratori, ma si ripercuotono anche sulle famiglie, costrette a fare sacrifici. Alcuni non riescono a pagare l’affitto o ad acquistare beni di prima necessità. La testimonianza di Nadia, una lavoratrice, mette in luce le difficoltà quotidiane: “Per molte famiglie questo è lo stipendio principale, se non l’unico.” Lo scenario diventa molto più complesso con l’anzianità di servizio di alcuni dipendenti, che arriva anche a 20 anni.

Oneri e sfruttamento del personale

Gli stipendi dei lavoratori si aggirano intorno agli 800 euro al mese, nonostante il carico di lavoro e le ore settimanali variabili tra 25 e 35. Questa situazione ha creato un clima di preoccupazione e frustrazione tra i dipendenti, la maggior parte dei quali teme per la propria sicurezza economica e per quella delle proprie famiglie. Laura, un’altra lavoratrice del servizio, esprime il suo sconforto: “Non ho potuto pagare l’affitto, figuriamoci andare al mare, e ora non ho nemmeno i soldi per mettere benzina nella macchina.” Questi sentimenti di impotenza e rabbia sono comuni tra i lavoratori, che si sentono calpestati e privi di dignità.

Questioni legali e appalti problematici

Il ruolo del Tar del Lazio

Il tema degli appalti è centrale nella questione degli stipendi in ritardo. Nonostante la suddivisione dell’appalto in cinque lotti distinti, la ASL ha assegnato l’aggiudicazione a un unico raggruppamento temporaneo, denominato “RTI CNS Soc. Coop.- SDS S.r.l.”. Questa scelta ha sollevato interrogativi sull’efficacia della gestione delle gare pubbliche e sull’ottimizzazione delle risorse economiche. Il TAR del Lazio è intervenuto sulla questione, sollevando la necessità di un’analisi approfondita sugli appalti pubblici e sulle conseguenze della centralizzazione del servizio.

Teramo sottolinea l’inadeguatezza del sistema attuale, suggerendo la necessità di una riflessione seria sull’internalizzazione del servizio o sull’adozione di una gestione “in house”. “Se consideriamo che con questo sistema di appalti la Regione paga molto di più per garantire il servizio, è evidente che la situazione attuale è insostenibile”, afferma il sindacalista. La questione non riguarda solo il destino dei lavoratori, ma anche quello dei cittadini, i quali meritano un servizio sanitario efficiente e ben gestito.

Le prospettive future

In un contesto in cui i ritardi degli stipendi continuano a perdurare, è urgente che le autorità competenti prendano in considerazione nuove strategie di gestione e intervento. La necessità di garantire non solo il diritto al lavoro, ma anche il diritto a un salario dignitoso, è fondamentale per il benessere di tutti gli attori coinvolti.

La situazione dei lavoratori del servizio Cup rappresenta un campanello d’allarme per il sistema sanitario del Lazio e invita a riflessioni più ampie su scelte politiche e gestionali che potrebbero migliorare non solo le condizioni lavorative, ma anche la qualità del servizio offerto ai cittadini.

Luisa Pizzardi

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