Suicidio di giovane di 22 anni nel Cpr romano scatena disordini con lancio di sassi - avvisatore.it
Questa mattina, nel Centro di permanenza per il rimpatrio (Cpr) di Ponte Galeria, alla periferia di Roma, si sono verificati gravi disordini che hanno portato alla morte di un giovane di ventidue anni, che si è suicidato. Alcuni ospiti del centro hanno tentato di forzare una porta in ferro, hanno lanciato sassi e pietre contro il personale e hanno persino cercato di incendiare un’auto. La polizia è intervenuta sul posto per riportare la situazione sotto controllo.
La morte del giovane ha scatenato una protesta tra gli ospiti del centro. Le forze dell’ordine hanno dovuto utilizzare gas lacrimogeni per sedare la protesta. Attivisti e politici si sono uniti alle richieste di chiusura del Cpr, denunciando le condizioni disumane in cui vivono i detenuti. Il deputato Riccardo Magi, del partito +Europa, ha dichiarato: “I detenuti ci hanno parlato delle condizioni infernali che si vivono in questo centro, da un punto di vista sanitario, d’igiene e di alimentazione. La richiesta al governo è di entrarci in questi luoghi, di vederli e di andare verso un superamento e una chiusura di questi luoghi. Un conto è avere un tempo limitato prima del rimpatrio, ma qui ci sono persone che non verranno mai rimpatriate e vengono tenute in uno stato di prigionia”. Anche la senatrice Cecilia D’Elia del Partito Democratico ha espresso la sua preoccupazione per le condizioni del Cpr, affermando: “Siamo tutti sconvolti per la morte del ragazzo. È tutto surreale. Le condizioni sono pessime. Il Cpr di Ponte Galeria va chiuso”.
Dopo l’intervento delle forze dell’ordine e il lancio dei gas lacrimogeni, la situazione nel Cpr di Ponte Galeria è tornata alla normalità. Le autorità stanno indagando sulla morte del giovane e sulle cause che hanno portato ai disordini. Nel frattempo, le richieste di chiusura del centro e di miglioramento delle condizioni di detenzione continuano ad essere avanzate da attivisti e politici. La vicenda ha sollevato nuovamente il dibattito sulla gestione dei centri di detenzione per i migranti e ha messo in evidenza la necessità di garantire il rispetto dei diritti umani e delle condizioni di vita dignitose per tutti i detenuti.
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