Ultimo aggiornamento il 14 Maggio 2024 by Luisa Pizzardi
Contesto: A Taranto, cinque persone sono sotto indagine per aver rilasciato illegalmente acque di scarico provenienti da un significativo impianto di pescicoltura, sia in mare che direttamente nel terreno. Questa azione disonesta mirava a risparmiare circa 360mila euro, ma ha causato danni ambientali considerevoli in un’area sottoposta a vincoli paesaggistici, ambientali, idrogeologici e demaniali, nonché caratterizzata dalla presenza di numerosi allevamenti di mitili e vongole.
Prima parte: ‘inquinamento ambientale e la compromissione della produzione ittica
Titolo: “Un’area vincolata e produttiva deturpata dall’inquinamento”
cinque indagati avrebbero agito in modo illecito per eludere i controlli, impiegando un bypass che consentiva la deviazione e lo scarico delle acque di rifiuto prima in mare e successivamente nel suolo. Le accuse a loro carico includono inquinamento ambientale, adulterazione e contraffazione di sostanze alimentari, gestione illecita di rifiuti, ostacolo al controllo e mancata esecuzione dolosa di una disposizione giudiziaria.
Secondo l’accusa, scaricando in mare e nel terreno i reflui della lavorazione industriale dell’impianto, i responsabili avrebbero causato l’alterazione dell’ecosistema marino e la conseguente intossicazione del prodotto ittico allevato nello specchio d’acqua antistante. La situazione è particolarmente grave, poiché l’area interessata è vincolata e ospita numerosi impianti di allevamento di mitili e vongole, contribuendo in maniera significativa alla produzione ittica locale.
Titolo: “La presenza di sostanze pericolose nelle acque di scarico”
La Guardia Costiera, che si è occupata delle indagini, ha definito la situazione come “allarmante”. Le acque di scarico rilasciate illegalmente contenevano batteri come l’escherichia coli, scarti di mangime, feci animali e sostanze chimiche come ipocloriti. ‘immissione incontrollata di queste sostanze nocive in mare e nel suolo ha provocato alterazioni significative all’ecosistema marino e all’ambiente circostante.
Seconda parte: Le violazioni commesse e le misure di contrasto
Titolo: “Le violazioni commesse e il sequestro dell’impianto”
‘impianto di pescicoltura in questione era già stato sequestrato nel 2019 per occupazione abusiva di terreni demaniali. Successivamente, il Tribunale aveva concesso la facoltà d’uso dell’impianto, a patto che il processo di smaltimento delle acque reflue avvenisse esclusivamente tramite autocisterne. Tuttavia, durante le indagini, è emerso che il proprietario dello stabilimento e i suoi dipendenti avrebbero violato tale disposizione, installando di nascosto, durante le ore notturne, una tubatura bypass che permetteva la deviazione e lo scarico delle acque di rifiuto in mare e nel suolo.
Titolo: “Le misure di contrasto e la tutela ambientale”
Le autorità competenti stanno ora lavorando per porre rimedio alla situazione e garantire la tutela ambientale dell’area interessata. Oltre alle indagini nei confronti dei responsabili, sono previsti interventi di bonifica e ripristino ambientale, al fine di recuperare l’ecosistema marino compromesso e salvaguardare la produzione ittica locale.
‘episodio di Taranto rappresenta un campanello d’allarme per quanto riguarda la necessità di rafforzare i controlli e le misure di contrasto all’inquinamento ambientale, nonché di promuovere una cultura della legalità e del rispetto per l’ambiente e le risorse naturali.