Tumore del collo dell'utero: il pembrolizumab promette nuove speranze con una sopravvivenza al 82,6% - Occhioche.it
Un recente studio ha portato alla luce risultati straordinari riguardo la sopravvivenza delle donne affette da tumore al collo dell’utero localmente avanzato ad alto rischio. La ricerca, condotta congiuntamente dall’italiana Domenica Lorusso e dal suo team, ha dimostrato che l’immunoterapia con pembrolizumab, associata alla chemioradioterapia concomitante, offre indicazioni positive sul lungo termine. La presentazione è stata un momento di grande importanza nel corso del congresso Esmo che si tiene a Barcellona, contribuendo ad accrescere l’attenzione globale su questa patologia oncologica.
Il progetto di ricerca, noto come studio Keynote-A18 e identificato anche con i codici Engot-cx11/Gog-304, ha avuto lo scopo di analizzare l’efficacia del pembrolizumab in combinazione con la chemioradioterapia. I partecipanti, donne con diagnosi recente di tumore della cervice uterina, sono stati suddivisi in due gruppi: uno trattato con la combinazione di pembrolizumab e chemioradioterapia, e l’altro con solo chemioradioterapia. I risultati hanno mostrato una riduzione significativa del rischio di morte del 33% nelle pazienti trattate con l’immunoterapia.
A tre anni dalla diagnosi, la sopravvivenza globale delle donne trattate con il nuovo regime immunoterapico si attesta all’82,6%, rispetto al 74,8% delle pazienti sottoposte solo a chemioradioterapia. Questo rappresenta un cambiamento notevole, segnando il primo vero progresso nella sopravvivenza globale del tumore del collo dell’utero in oltre vent’anni. Questi dati hanno suscitato un forte interesse fra i professionisti del settore, dimostrando come l’integrazione dell’immunoterapia possa rappresentare un nuovo standard di cura.
Ogni anno si registrano circa 2.500 nuove diagnosi di tumore cervicale in Italia, un dato allarmante che sottolinea la necessità di un impegno più forte nella sensibilizzazione e nella prevenzione. La Lorusso ha sottolineato che, nonostante i progressi oncologici degli ultimi anni, le pazienti con tumore localmente avanzato ad alto rischio non avevano ricevuto vantaggi significativi dalla terapia tradizionale. Questo rende particolarmente cruciale il passaggio a nuove strategie terapeutiche.
La maggior parte dei tumori del collo dell’utero è causata da infezioni da HPV , il virus più comune trasmesso sessualmente, facendo della prevenzione la chiave per combattere questa malattia. Francesco Perrone, presidente Aiom, ha richiamato l’attenzione sull’importanza di investire in programmi di vaccinazione e screening. Le iniziative promosse da organismi internazionali mirano a eliminare il tumore cervicale entro il 2030, attraverso campagne di vaccinazione mirate e controlli preventivi.
La Lorusso e il suo team hanno evidenziato l’importanza di continuare a investire nella ricerca oncologica per migliorare ulteriormente le possibilità di cura per le pazienti. Il miglioramento della sopravvivenza globale rappresenta un passo fondamentale, ma la sfida rimane alta per rendere le terapie disponibili a tutti coloro che ne hanno bisogno. L’assegnazione di risorse e l’intensificazione della ricerca sui regimi terapeutici continuano a essere priorità imprescindibili.
Il riconoscimento del contributo degli scienziati e dei ricercatori italiani nella lotta oncologica è un segnale positivo che sprona a continuare nell’innovazione. L’attenzione del congresso Esmo 2023 su studiare e condividere i risultati di questa ricerca conferma la centralità della comunità scientifica nella proposta di terapie sempre più efficaci. La combinazione di pembrolizumab e chemioradioterapia potrebbe alla fine rappresentare una vera e propria svolta nella gestione clinica del tumore al collo dell’utero, dando speranza a molte donne affette da questa malattia devastante.
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