Una diagnosi precoce: il passato di Alessia Pifferi - Occhioche.it
Alessia Pifferi: una storia di turbe psichiche dall’infanzia
Alessia Pifferi, attualmente sotto processo per il tragico episodio che ha portato alla morte della figlia Diana, ha avuto un passato segnato da difficoltà e diagnosi precoce. Fin dai suoi primi anni di vita, è stata seguita dai servizi di neuropsichiatria infantile territoriale a causa di gravi ritardi cognitivi e turbe psichiche diagnosticate già in giovane età. L’avvocato difensore, Alessa Pontenani, ha sottolineato la presenza di una cartella clinica che attesta queste problematiche, dimostrando così la lunga storia di problematiche cognitive della 38enne.
Nel corso del processo, la difesa di Alessia Pifferi ha presentato istanza di integrazione della perizia psichiatrica esistente, cercando di ribaltare le conclusioni iniziali. Attraverso documenti scolastici e testimonianze che evidenziano la presenza di un insegnante di sostegno nella sua formazione, la difesa cerca di dimostrare la presenza di gravi deficit cognitivi sin dall’infanzia di Alessia. La richiesta di una nuova valutazione si basa sulle rivelazioni di vecchi documenti che confermerebbero la complessità della situazione psicologica della donna, sottolineando particolari come l’utilizzo prolungato del ciuccio e la costante presenza di un bavaglino anche in età avanzata.
Dall’altra parte, il pubblico ministero *Francesco De Tommasi ha respinto la richiesta della difesa, sottolineando che i documenti presentati non sarebbero in grado di cambiare l’esito della perizia psichiatrica iniziale. De Tommasi ha chiarito che le carte non forniscono indicazioni precise su eventuali problemi patologici ma si limitano a evidenziare difficoltà di apprendimento comuni tra i bambini. L’obiettivo è di concentrarsi sulle azioni compiute da Alessia Pifferi nel periodo in cui si è verificata la tragedia, senza lasciarsi influenzare da elementi del passato che potrebbero non essere rilevanti per la situazione attuale.*
Dopo un’attenta analisi della situazione, la Corte d’Assise ha acconsentito all’acquisizione dei documenti presentati dalla difesa, aprendo così la strada a una possibile integrazione della perizia esistente. Tuttavia, la decisione finale su questa richiesta spetterà alla Corte, che dovrà valutare attentamente se accogliere o meno la richiesta di una nuova valutazione psichiatrica. In attesa di ulteriori sviluppi, il caso di *Alessia Pifferi continua a suscitare dibattiti e riflessioni sulla complessità delle questioni legate alla salute mentale e alla responsabilità individuale.*
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