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Villabate distrugge la lapide in memoria di due vittime innocenti della mafia: un allarme sociale

A Villabate, comune alle porte di Palermo, si è verificato un tragico episodio che segna un regresso nei confronti della memoria storica delle vittime di mafia. La lapide commemorativa dedicata a Pietro Cannizzaro e Giuseppe Tesauro, due innocenti dilaniati da un’autobomba nel 1963, è stata distrutta. Questo gesto non è solo un attacco visibile alla memoria collettiva, ma un sintomo preoccupante delle tensioni sociali attuali che stanno attraversando il territorio.

La strage di Ciaculli e il contesto storico

Ripercussioni di un evento traumatico

La strage di Ciaculli, avvenuta il 30 giugno 1963, rappresenta uno dei momenti più bui della storia della mafia siciliana. Quell’evento segnò l’inizio di una spirale di violenze che ha profondamente segnato il tessuto sociale locale. In quell’occasione, una potentissima esplosione, causata da un’autobomba destinata a Giovanni Di Peri, uccise sette tra artificieri, carabinieri e poliziotti, segnando non solo la vita dei familiari delle vittime, ma anche l’intera comunità palermitana.

Pietro Cannizzaro, custode di un’autorimessa, e Giuseppe Tesauro, un panettiere, persero la vita in quel terribile attacco, divenendo simbolo della lotta contro l’oppressione mafiosa. La lapide che li commemorava, disposta lungo corso Vittorio Emanuele, ricordava il loro sacrificio e l’ingiustizia subita da persone innocenti, vittime collaterali delle guerre di mafia.

Un segnale di allerta

La distruzione della lapide non è un fatto isolato, bensì un segnale di allerta. Da qualche tempo, Villabate è stata interessata da una serie di intimidazioni, tra cui l’incendio della palestra di una scuola. Questi eventi hanno generato un clima di paura e ansia all’interno della comunità, facendo riemergere cicatrici del passato che si pensavano ormai cicatrizzate. Il sindaco di Villabate, Gaetano Di Chiara, ha lanciato l’allarme, sottolineando l’importanza di preservare la memoria delle vittime innocenti e di combattere la violenza che minaccia la quotidianità.

La reazione della comunità

Iniziative di mobilitazione

La distruzione della lapide ha scatenato una serie di reazioni nella comunità locale, che è stata chiamata a unirsi per difendere la propria memoria e la propria identità. L’assemblea cittadina promossa dal sindaco è stata un momento cruciale, un’occasione per risvegliare le coscienze e discutere delle misure da adottare in risposta a questa grave provocazione. La partecipazione massiccia dei cittadini ha dimostrato un forte desiderio di reazione e una volontà collettiva di mantenere viva la memoria delle vittime di mafia.

La necessità di un impegno comune

Nel corso dell’assemblea, è emerso chiaramente che il percorso da seguire deve essere quello della consapevolezza e della cultura della legalità. Iniziare progetti educativi nelle scuole, coinvolgere le famiglie e incentivare momenti di riflessione collettiva sono alcuni dei passi da intraprendere. La comunità si è mostrata compatta nel richiedere l’attenzione delle istituzioni e dell’opinione pubblica, senza timore di affrontare il tema della mafia e delle sue conseguenze devastanti.

La distruzione della lapide non può diventare un motivo per arrendersi; al contrario, deve fungere da catalizzatore per unire le forze e compattare la comunità contro ogni forma di intimidazione. La memoria storica è un patrimonio da tutelare e difendere con coraggio, non è solo un atto simbolico, ma un impegno fattivo nei confronti delle generazioni future.

Redazione

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