Ultimo aggiornamento il 17 Maggio 2024 by Francesca Monti
Contesto:
Martina Oppelli, una donna di 49 anni affetta da sclerosi multipla sin dall’età di 28 anni, ha recentemente diffidato l’Azienda Sanitaria Universitaria Giuliano Isontina dopo che le è stato negato l’accesso al suicidio medicalmente assistito. La sua storia, resa nota dall’Associazione Luca Coscioni, ha suscitato un ampio dibattito sulla questione dell’eutanasia in Italia.
Prima parte: La storia di Martina Oppelli e la sua battaglia per il suicidio medicalmente assistito
La storia di Martina Oppelli: una vita segnata dalla sclerosi multipla
La diagnosi a 28 anni e la progressiva perdita di autonomia
Martina Oppelli ha trascorso gran parte della sua vita lottando contro la sclerosi multipla, una malattia neurodegenerativa che colpisce il sistema nervoso centrale. La diagnosi è arrivata quando Martina aveva appena 28 anni, e da allora la sua condizione è progressivamente peggiorata, fino a renderla completamente dipendente dall’assistenza di altre persone.
La richiesta di suicidio medicalmente assistito e il diniego dell’Asugi
La decisione di Martina Oppelli e la diffida all’azienda sanitaria
Stanca di lottare contro una malattia che le ha tolto ogni forma di autonomia e di dignità, Martina Oppelli ha recentemente deciso di ricorrere al suicidio medicalmente assistito. Tuttavia, la sua richiesta è stata respinta dall’Azienda Sanitaria Universitaria Giuliano Isontina , che si è rifiutata di procedere con l’interruzione volontaria della vita.
Di fronte a questo diniego, Martina Oppelli non si è arresa e ha deciso di diffidare l’Asugi, chiedendo all’azienda sanitaria di rispettare la sua volontà e di procedere con il suicidio medicalmente assistito.
Il video appello di Martina Oppelli ai parlamentari
La richiesta di una legge sulle disposizioni anticipate di trattamento
In un toccante video appello rivolto ai parlamentari italiani, Martina Oppelli ha spiegato le ragioni della sua scelta e ha chiesto loro di approvare una legge sulle disposizioni anticipate di trattamento , che garantisca il diritto di ogni persona di scegliere come e quando morire.
“Voglio morire col sorriso sul viso, nel Paese dove ho scelto di vivere e dove ho pagato le tasse”, ha dichiarato Martina nel video. “Il mio non è un suicidio, ma una forma di eutanasia. E presto potrei essere costretta ad andare in Svizzera per accedere alla morte volontaria assistita”.
Seconda parte: Il dibattito sull’eutanasia in Italia e la posizione dell’Associazione Luca Coscioni
Il dibattito sull’eutanasia in Italia: tra favorevoli e contrari
La posizione della Chiesa cattolica e delle associazioni laiche
La storia di Martina Oppelli ha riacceso il dibattito sull’eutanasia in Italia, un Paese dove la questione è ancora largamente controversa. Da un lato, ci sono coloro che si schierano a favore del diritto di ogni persona di scegliere come e quando morire, in particolare in casi di malattie terminali o neurodegenerative.
Dall’altro lato, ci sono coloro che si oppongono all’eutanasia, in particolare la Chiesa cattolica, che considera la vita umana un dono sacro e inviolabile, e che si oppone a qualsiasi forma di interruzione volontaria della vita.
La posizione dell’Associazione Luca Coscioni: ”eutanasia è un diritto umano’
La battaglia per l’approvazione di una legge sulle Dat
‘Associazione Luca Coscioni, che si batte da anni per la tutela dei diritti umani e per la libertà di ricerca scientifica, si è schierata a favore della richiesta di Martina Oppelli e della sua battaglia per il suicidio medicalmente assistito.
“‘eutanasia è un diritto umano”, ha dichiarato l’associazione in una nota. “E’ inaccettabile che una persona come Martina Oppelli sia costretta a lottare per il suo diritto di morire con dignità, e che debba addirittura ricorrere a un video appello per far sentire la sua voce”.
‘Associazione Luca Coscioni ha quindi rinnovato il suo appello ai parlamentari italiani, chiedendo loro di approvare al più presto una legge sulle disposizioni anticipate di trattamento, che garantisca il diritto di ogni persona di scegliere come e quando morire.
“La storia di Martina Oppelli ci ricorda ancora una volta quanto sia urgente e necessario approvare una legge sulle Dat”, ha concluso l’associazione. “Non possiamo più permettere che ci siano persone costrette a soffrire inutilmente, o a ricorrere a soluzioni estreme come il suicidio assistito all’estero. E’ ora di garantire a tutti il diritto di morire con dignità”.