Inverno demografico: calo tasso di natalità stranieri, -27mila nati in 10 anni

Inverno Demografico Calo Tass Inverno Demografico Calo Tass
Inverno demografico: calo tasso di natalità stranieri, -27mila nati in 10 anni - avvisatore.it

Ultimo aggiornamento il 14 Febbraio 2024 by Redazione

Gli stranieri in Italia: una fotografia del 2023

Il XXIX Rapporto sulle migrazioni 2023, elaborato dalla Fondazione Ismu Ets e presentato alla Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi, offre uno sguardo sulle migrazioni in Italia. Secondo il rapporto, al 1° gennaio 2023 gli stranieri presenti nel Paese sono 5,775 milioni, con una diminuzione di 55mila rispetto all’anno precedente. Tuttavia, la quota di residenti sulla popolazione totale è aumentata dal 8,5% all’8,7%, corrispondente a un incremento di 110mila persone. La componente irregolare si è ridotta leggermente, passando da 506mila a 458mila persone, rappresentando il 7,9% della presenza straniera totale. Inoltre, si è registrata una diminuzione dei “regolari non residenti”, che sono passati da 293mila a 176mila. Nel corso del 2022, circa 214mila stranieri hanno acquisito la cittadinanza italiana, con una predominanza di marocchini, albanesi e ucraini.

Sbarchi e decessi nel Mediterraneo centrale

Gli sbarchi sulle coste italiane nel 2023 hanno raggiunto volumi simili a quelli registrati durante la “crisi dei rifugiati” tra il 2014 e il 2017. Nel periodo compreso tra l’1 gennaio e il 31 dicembre 2023, gli sbarchi sono stati 157mila, con un aumento del 67,1% rispetto all’anno precedente e del 133,6% rispetto al 2021. I decessi durante i tentativi di attraversare il Mediterraneo centrale sono aumentati da 1.417 a 1.498, corrispondenti rispettivamente a 9 e 13 ogni 1.000 tentati attraversamenti. Il numero totale di vittime dal 2014 supera le 22mila, di cui 485 bambini. I flussi migratori dalla Tunisia sono aumentati del 200% nei primi dieci mesi del 2023, mentre i migranti provenienti dalla Guinea rappresentano l’11,6% del totale. Gli arrivi alle frontiere terrestri sono aumentati anche al confine con la Slovenia, con oltre 13.500 ingressi nel 2022, principalmente da Pakistan, Afghanistan, Bangladesh, India e Nepal. Nel 2023, tra gennaio e novembre, gli ingressi sono stati oltre 11.000, ancora prevalentemente da Pakistan, Afghanistan e Bangladesh.

Il ruolo dell’immigrazione nella natalità italiana

Nonostante il calo del tasso di natalità in Italia, l’immigrazione continua a svolgere un ruolo importante nel contrastare l’inverno demografico del Paese. Nel 2022 sono state registrate 393mila nascite, il 27% in meno rispetto al 2002. Tuttavia, questo dato è il risultato di un aumento del 56% delle nascite straniere e di una diminuzione del 33% delle nascite italiane. Sebbene il numero di nati stranieri sia aumentato da 34mila nel 2002 a 53mila nel 2022, il loro contributo alla natalità italiana tende ad attenuarsi. Le 53mila nascite del 2022 rappresentano una contrazione del 66% rispetto al picco del 2012, quando sono state registrate 80mila nascite. In generale, i tassi di natalità della popolazione straniera stanno convergendo verso quelli degli italiani, passando da 23,5 nati per mille abitanti nel 2004 a 10,4 per mille nel 2022.

Lavoro e povertà

Nel 2022, l’Italia ha registrato il record storico delle assunzioni di lavoratori immigrati, con 1.057.620 persone programmate dalle imprese italiane. Tuttavia, secondo la Fondazione Ismu Ets, persistono numerose criticità che richiedono una nuova governance dei processi migratori e di inclusione. La prevalenza del lavoro povero è una delle principali problematiche: nel 2022, la retribuzione media annua per i lavoratori extra-UE a tempo indeterminato è stata di 19.521 euro, rispetto ai 27.523 euro dei lavoratori totali. Per i dipendenti a termine, la retribuzione media per gli extracomunitari è stata di 9.508 euro, l’8,3% in meno rispetto al totale. Inoltre, i lavoratori domestici extra-UE hanno ricevuto una retribuzione media di soli 7.945 euro, sebbene leggermente superiore rispetto alla generalità dei lavoratori, probabilmente a causa delle maggiori ore lavorate. Questi livelli retributivi aumentano il rischio di povertà assoluta o relativa per molti lavoratori stranieri e le loro famiglie.