Ultimo aggiornamento il 13 Aprile 2024 by Luisa Pizzardi
Introduzione
Un triste epilogo per la famiglia di Nevio, il bambino di un anno deceduto per disidratazione da gastroenterite nell’estate 2013. Dopo una lunga battaglia legale, l’Asl di Taranto è stata condannata a risarcire i genitori con un milione di euro. Un caso che ha scosso l’opinione pubblica e sollevato molte criticità nel sistema sanitario italiano.
La morte di Nevio e la responsabilità dell’ospedale Santissima Annunziata di Taranto
Il cuore spezzato di una famiglia
La tragedia della famiglia di Nevio comincia durante una vacanza estiva del 2013, quando il piccolo inizia a manifestare i primi sintomi di una gastroenterite. I genitori, preoccupati, lo portano al pronto soccorso dell’ospedale Santissima Annunziata di Taranto. Tuttavia, nonostante la gravità della situazione, il bambino viene mandato a casa con una terapia domiciliare orale. Il vomito persiste e i genitori decidono di fare ritorno in ospedale, ma purtroppo i medici non riescono a salvare il piccolo, che muore tragicamente nella notte del 30 luglio. Una perdita irreparabile che ha segnato per sempre la vita di questa famiglia.
La battaglia legale e la sentenza definitiva
La verità, finalmente, emerge
Dopo anni di battaglia legale, la giustizia ha finalmente dato ragione ai genitori di Nevio. Il tribunale di Taranto ha riconosciuto la responsabilità dell’ospedale Santissima Annunziata e la mancanza di adeguate cure nei confronti del piccolo. I legali della famiglia hanno sottolineato l’importanza di un corretto intervento medico sin dal primo accesso al pronto soccorso, ribadendo che con le cure adeguate il decesso di Nevio avrebbe potuto essere evitato. La sentenza della giudice Annagrazia Lenti è stata chiara nel condannare l’Asl di Taranto al pagamento di un milione di euro di risarcimento ai genitori del piccolo. Una sentenza che, se da un lato restituisce loro un minimo di giustizia, dall’altro non potrà mai cancellare il vuoto lasciato dalla perdita di un figlio così piccolo e innocente.