Ultimo aggiornamento il 14 Giugno 2024 by Francesca Monti
Il tribunale di Tempio Pausania, in Sardegna, sta attualmente processando quattro uomini per una presunta violenza sessuale di gruppo ai danni di una studentessa italo-norvegese. ‘incidente sarebbe avvenuto nella notte tra il 16 e il 17 luglio 2019 nella villa di Porto Cervo della famiglia Grillo. Uno dei quattro imputati, Francesco Corsiglia, ha deciso di sottoporsi all’esame del collegio giudicante e ha negato con fermezza le accuse.
‘interrogatorio di Francesco Corsiglia
Francesco Corsiglia, uno dei quattro imputati nel processo per presunta violenza sessuale di gruppo a Tempio Pausania, ha trascorso quasi cinque ore in aula per rispondere alle domande del procuratore Gregorio Capasso. Corsiglia ha negato con veemenza di aver usato violenza nel rapporto sessuale che ha ammesso di aver avuto con la studentessa italo-norvegese. “È stato un rapporto tranquillo, lei era consenziente”, ha detto Corsiglia, confermando le dichiarazioni rese cinque anni fa al pubblico ministero. Ha poi ribadito che non era presente al momento del presunto stupro di gruppo: “Dormivo, ho saputo cosa era successo la mattina dopo”.
Corsiglia è l’unico dei quattro imputati, tutti genovesi, che ha deciso di sottoporsi all’esame del collegio giudicante presieduto da Marco Contu. Gli altri tre imputati sono Ciro Grillo, figlio di Beppe, Vittorio Lauria e Edoardo Capitta. Difeso dagli avvocati Antonella Cuccureddu e Gennaro Velle, Corsiglia è stato fatto entrare nel palazzo di giustizia dalle porte laterali. La strategia difensiva degli altri tre imputati è diversa, e nessuno di loro era presente a Tempio durante l’udienza.
“Abbiamo fatto una scelta processuale precisa”, ha spiegato l’avvocato Alessandro Vaccaro, difensore di Lauria, prima dell’inizio dell’udienza a porte chiuse. “È un nostro diritto decidere di non far rispondere all’esame i nostri assistiti, ma sicuramente verranno più avanti per rendere dichiarazioni spontanee”.
Le chat in lingua inglese come prova
Prima dell’esame di Corsiglia, il tribunale ha incaricato un perito per tradurre le chat in lingua inglese intercorse tra la presunta vittima e una sua amica norvegese nel 2018, un anno prima degli eventi contestati. In questa lunga chat, la ragazza avrebbe ammesso di avere un “problema”: “mi piace conoscere i ragazzi in discoteca”, senza però essere interessata ad avere rapporti con loro.
Le parti civili hanno già espresso la loro contrarietà ai contenuti di queste conversazioni. Tuttavia, la difesa ha precisato che queste chat fanno già parte del fascicolo del dibattimento, quindi il collegio giudicante le ha già esaminate. ‘avvocato Vaccaro ha chiarito: “Le chat fanno già parte del fascicolo del dibattimento, quindi il collegio giudicante le ha già”.
Il processo è ancora in corso e le prossime udienze potrebbero rivelare ulteriori dettagli su questa complessa vicenda. La questione delle chat in lingua inglese come prova è solo uno dei molti aspetti che il tribunale dovrà considerare prima di emettere un verdetto. Nel frattempo, Corsiglia continua a dichiararsi innocente e a negare qualsiasi addebito.