Rai: Follini svela il punto di vista sul Pd e la rinuncia al sit-in, sottolineando la necessità di un cambio delle regole

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Rai: Follini svela il punto di vista sul Pd e la rinuncia al sit-in, sottolineando la necessità di un cambio delle regole - avvisatore.it

Ultimo aggiornamento il 4 Febbraio 2024 by Redazione

La Rai e la politica: una lunga storia di intrecci

La Rai, l’emittente pubblica italiana, è da sempre influenzata dalla politica. Questo è un dato di fatto che non si può negare. Ma è davvero utile organizzare un sit-in di protesta davanti ai cancelli di viale Mazzini per denunciare gli eccessi e le manipolazioni di Telemeloni durante il Festival di Sanremo? Forse no, perché sembra più una richiesta di risarcimento che un’espressione di indignazione autentica.

La verità è che la Rai è stata ostaggio della politica fin dai suoi albori. Come ex consigliere d’amministrazione designato dal mio partito, la Democrazia Cristiana, non posso certo dare lezioni di moralità. Quindi, invece di indignarci facilmente, dovremmo cercare di capire come risolvere questa situazione.

Per molti anni, la Rai è stata guidata dai governi dell’epoca attraverso dirigenti intermedi. Poi, a partire dal 1975, i partiti politici hanno preso il controllo e i posti nel consiglio di amministrazione sono stati divisi con precisione tra le forze presenti in Parlamento. Ci sono stati tentativi vani di cambiare le regole, ma alla fine le vecchie abitudini hanno prevalso. Questo è stato vero anche negli anni più recenti, quando le varie maggioranze politiche hanno esercitato un controllo ancora più forte sulla Rai.

Anche Meloni non è stata da meno e farebbe bene a non vantarsene. Ma è onesto riconoscere che anche i suoi predecessori di tutti i colori hanno contribuito a questa commedia politica e hanno cercato di ottenere posizioni di potere. Alcuni potrebbero sostenere che alcuni di loro hanno scelto professionisti più indipendenti o più qualificati, o che alcune manipolazioni sono state più sottili di altre. Ma forse non è il caso di giudicare troppo severamente coloro che sono oggi al potere, considerando che il sistema politico nel suo complesso ha perso gran parte del suo consenso e della sua credibilità.

Dobbiamo anche considerare che nel corso degli anni è diventato sempre più evidente che i benefici della politica di spartizione non sono così accurati o generosi come si potrebbe pensare. Questo era vero anche qualche anno fa, quando i democristiani si lamentavano della fiction televisiva “La Piovra”, che in realtà non ha fatto molto danno alla loro causa. E quando i comunisti celebravano il successo della terza rete, che invece ha involontariamente contribuito a rafforzare la destra emergente.

È quindi necessario cambiare le regole, a partire dalla commissione di vigilanza, che sembra essere un residuo di un sistema superato. Il problema che tutti i partiti politici devono affrontare è proprio questo: il cambiamento delle regole. Mentre le polemiche quotidiane e i sit-in di protesta sembrano solo perpetuare le stesse abitudini del passato. È necessario agire concretamente per porre fine a questa situazione, anziché limitarsi a indignarsi.

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