“Sfilate cinematografiche: dalle icone Grace Kelly a Wes Anderson, scopri storie e curiosità”

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"Sfilate cinematografiche: dalle icone Grace Kelly a Wes Anderson, scopri storie e curiosità" - avvisatore.it

Ultimo aggiornamento il 3 Gennaio 2024 by Redazione

La relazione appassionata tra moda e cinema: un legame che dura da oltre un secolo

Parigi, 1895: la città dove il celebre couturier Charles Frederick Worth ha recentemente perso la vita, accoglie la prima proiezione cinematografica dei fratelli Lumière. Questo evento segna l’inizio di una relazione appassionata tra moda e cinema. Entrambi i mondi condividono la dimensione del mostrare e della messa in scena. Attrici e attori, da una parte, e modelle e modelli, dall’altra, interpretano lo stesso ruolo: raccontare una storia, che sia una sceneggiatura o un marchio. La sfilata diventa il momento supremo di questa rappresentazione, come evidenziato da Grazia d’Annunzio e Sara Martin nel loro libro “Ciak si sfila”. Esaminando trenta film girati nel corso di quasi un secolo, le autrici offrono una lettura interessante dell’evoluzione estetica e semantica di questo sottogenere, esplorando il legame più ampio tra moda e cinema.

La moda sul grande schermo: quando la sfilata diventa un evento mediatico

Se oggi le sfilate di moda sono eventi mediatici di grande rilevanza, dobbiamo ringraziare l’intuizione di Hollywood di trasformarle in racconti cinematografici. Inizialmente, gli studios nutrivano una sorta di sacra reverenza per il misterioso mondo degli atelier parigini, ma presto si resero conto dell’importanza del marketing. Dopo i tentativi falliti di coinvolgere nomi come Coco Chanel, i produttori capirono che era necessario collaborare con professionisti specializzati. Così nacquero i “costume designer”, responsabili non solo del look dei personaggi sul set, ma anche delle divi al di fuori delle riprese. In alcuni casi, questi designer creavano abiti identici o ispirati a quelli visti sullo schermo, che venivano poi venduti ai fan entusiasti nei grandi magazzini. Un esempio iconico è l’abito bianco indossato da Joan Crawford in “Ritorno”, che vendette ben 50.000 copie presso Macy’s.

L’interesse del cinema italiano per la moda: un connubio di significati sociali

Negli anni ’50, il cinema italiano iniziò a esplorare i significati sociali della moda. Non a caso, nel 1952, un anno dopo la prima sfilata della moda italiana organizzata da Giovan Battista Giorgini a Firenze, Luciano Emmer girò “Le ragazze di Piazza di Spagna”. Questo documentario catturò i sogni e la realtà delle ragazze che lavoravano negli atelier della Roma post-bellica. In una delle sequenze, appare Zoe Fontana, una delle celebri sorelle di Parma che vestivano le dive di Hollywood e Cinecittà. L’alta moda italiana, in particolare quella romana (il pret-à-porter milanese sarebbe arrivato solo qualche decennio dopo), iniziò a mostrare interesse per il cinema. La designer Fernanda Gattinoni, inizialmente distante da questa collaborazione, accettò di disegnare i costumi per “Guerra e Pace” su richiesta della costumista Maria de’ Matteis. Lo stile Impero da lei creato ebbe un tale successo che venne poi riproposto in una delle sue collezioni haute couture. Nel frattempo, Salvatore Ferragamo, che si era trasferito con successo negli Stati Uniti, aveva disegnato le celebri scarpe “Over the Rainbow” per Judy Garland, in occasione del lancio di “Il Mago di Oz”.

La moda italiana conquista Hollywood: il ruolo dei marchi del pret-à-porter

Negli anni ’80 e ’90, i marchi italiani del pret-à-porter, come Giorgio Armani e Nino Cerruti, fecero il loro ingresso trionfale a Hollywood. Armani vestì Richard Gere in “American Gigolò”, mentre Cerruti donò la sua eleganza nonchalant a Michael Douglas. La moda era diventata un’industria e film come “Pret-à-Porter” di Robert Altman e “Il Diavolo veste Prada” svelarono i retroscena del settore, ospitando sfilate reali con stilisti e modelle che interpretavano se stessi. In quegli anni, gli stylist, come Patricia Field, divennero protagonisti, creando look iconici per serie come “Sex and The City”. La moda aveva conquistato il grande schermo e il suo impatto sulla cultura popolare era evidente, tanto che un paio di scarpe Manolo Blahnik blu divenne il simbolo di un amore eterno nella serie televisiva.

In conclusione, la relazione tra moda e cinema è un legame che dura da oltre un secolo. Entrambi i mondi condividono la passione per la messa in scena e la narrazione di storie. Grazie all’intuizione di Hollywood, le sfilate di moda sono diventate eventi mediatici di grande rilevanza. Il cinema italiano ha esplorato i significati sociali della moda, mentre i marchi del pret-à-porter italiano hanno conquistato Hollywood. La moda e il cinema continuano a influenzarsi reciprocamente, creando un connubio affascinante che continua a evolversi nel tempo.

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