Shōgun, un finale coerente con l’anima di una serie unica e originale

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Shōgun, un finale coerente con l'anima di una serie unica e originale - Occhioche.it

La serie tv Shōgun, disponibile su Disney+, ha concluso la sua prima stagione con un finale che ha diviso il pubblico, ma che ha mantenuto la coerenza con l’anima della serie. In questo articolo, analizzeremo il percorso del protagonista John Blackthorne nei meandri della politica e della nobiltà giapponese, la trasformazione della serie da una sorta di Game of Thrones con i samurai a un’opera con una fisionomia tutta sua, e il tono pacifico e quieto del finale.

Il percorso di John Blackthorne

John Blackthorne, interpretato da Cosmo Jarvis, è il protagonista di Shōgun, ma per gran parte della serie funge da spia per il pubblico occidentale nei confronti della complessa società giapponese del secolo. La serie segue il suo percorso nei meandri della politica e della nobiltà giapponese, ma lo utilizza più come nostra spia che come personaggio vero e proprio. Tuttavia, nel corso della serie, John Blackthorne compie un percorso di trasformazione, passando da un uomo incapace di accogliere gli usi giapponesi, a un uomo disposto a commettere il suicidio in polemica con il suo signore, dimostrando così di aver compreso appieno gli usi e costumi locali.

Da Game of Thrones a Shōgun

All’inizio, Shōgun sembrava una sorta di Game of Thrones con i samurai e senza i draghi, ma nel corso delle settimane la serie ha acquisito una fisionomia tutta sua. La serie di Rachel Kondo e Justin Marks, tratta dal romanzo di James Clavell, si è allontanata dall’approccio di Game of Thrones, deludendo chi si aspettava un’opera simile, ma dando a Shōgun un’identità precisa e originale. La serie si è concentrata sulla politica e sulle macchinazioni dei personaggi, piuttosto che sulle battaglie e sui colpi di scena, e ha mantenuto una coerenza interna che le ha permesso di concludersi in modo soddisfacente senza lasciare spazio a tradimenti.

Un finale pacifico e quieto

Il finale di Shōgun è stato probabilmente il migliore della serie, ma ha diviso il pubblico a causa del suo tono pacifico e quieto. ‘ottavo episodio si era concluso con la tragica morte di Mariko, mandata nella fortezza del perfido Ishido per combatterlo con armi prive di lama, e il nono episodio era stato tutto centrato sulla sua figura. Il pubblico si aspettava quindi un finale carico di morte, sangue, distruzione e colpi di spada, ma invece l’ultimo episodio si è concentrato sulle conseguenze della morte di Mariko e sulle macchinazioni di Toranaga, il leader del “partito di maggioranza”. Il sacrificio di Mariko ha mostrato la sua reale ampiezza, così come quella delle macchinazioni di Toranaga, e ha permesso a quest’ultimo di spezzare il fragile equilibrio su cui si reggeva il potere di Ishido, vincendo la guerra prima ancora che venisse sparsa la prima goccia di sangue sul campo.

In conclusione, Shōgun è una serie unica e originale, che si è allontanata dall’approccio di Game of Thrones per concentrarsi sulla politica e sulle macchinazioni dei personaggi, mantenendo una coerenza interna che le ha permesso di concludersi in modo soddisfacente. Il finale pacifico e quieto ha diviso il pubblico, ma ha mantenuto la coerenza con l’anima della serie, dimostrando che non tutte le opere devono concludersi con fuochi d’artificio hollywoodiani per essere apprezzate.