Un triste ingiusto trascorso in carcere: l’odissea di Erminio Diodato

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Un triste ingiusto trascorso in carcere: l'odissea di Erminio Diodato - Occhioche.it

Ultimo aggiornamento il 18 Aprile 2024 by Giordana Bellante

Ingiustamente in carcere e con la perdita della propria azienda, Erminio Diodato, imprenditore di Vergiate , ha vissuto un incubo durato sette mesi. Arrestato nel luglio 2020 con l’accusa di detenzione di droga ai fini di spaccio, è stato finalmente assolto nel giugno dell’anno successivo, riuscendo a ottenere giustizia dopo un’esperienza traumatica.

La lotta contro l’ingiustizia: la vittoria di Erminio Diodato

Assistito con determinazione dall’avvocato Daniele Galati, Erminio Diodato è finalmente riuscito a ottenere giustizia dopo aver trascorso cinque mesi in carcere e due ai domiciliari. Grazie alle prove presentate dall’avvocato che lo hanno scagionato dalle false accuse, Diodato è riuscito a ottenere un risarcimento dallo Stato pari a 60mila euro. Una somma significativa che, seppur inferiore alla richiesta originale di mezzo milione, rappresenta un primo passo per cercare di riprendere in mano la propria vita e il proprio business.

La testimonianza di un’ingiusta sofferenza: la voce di Erminio Diodato

“Quella mattina quando sono stato chiamato non ho nemmeno voluto contattare l’avvocato: sapevo di non aver fatto nulla di male. E’ stato tutto doloroso e surreale, come se parlassero di un’altra persona”, racconta con amarezza Erminio Diodato. L’imprenditore ha perso tutto ciò per cui ha lavorato una vita, subendo un’ingiusta privazione della libertà e la distruzione del suo lavoro. Tuttavia, nonostante il calvario vissuto, Diodato ha trovato la forza di lottare per dimostrare la propria innocenza.

La scoperta della verità: l’errore che ha segnato la vita di Erminio Diodato

I poliziotti, agendo su una telefonata anonima, avevano trovato oltre due chili di cocaina e una pressa in un deposito della società di Diodato. Tuttavia, grazie alle indagini dell’avvocato Galati è emerso che un albanese di 43 anni si era dichiarato responsabile della droga, scagionando così Diodato. Le prove raccolte, come le impronte dattiloscopiche sui panetti di stupefacente, hanno confermato l’innocenza dell’imprenditore, che ha finalmente ottenuto un risarcimento per i giorni di ingiusta detenzione subiti.