Ultimo aggiornamento il 3 Febbraio 2024 by Redazione
Annamaria Bigon, consigliera regionale dem, prende atto della revoca
La consigliera regionale del Partito Democratico, Annamaria Bigon, ha preso atto della sua revoca dal ruolo di vice segretaria del partito a Verona. In una nota, Bigon ha dichiarato che continuerà a lavorare nel PD, sottolineando l’importanza del pluralismo delle diverse sensibilità all’interno del partito. Ha affermato: “Per senso di responsabilità e per non acuire le polemiche interne, prendo atto della revoca – da vice segretaria Pd a Verona ndr. – e continuerò a lavorare nel Partito Democratico, il luogo dove deve essere garantito il pluralismo delle diverse sensibilità. Un arricchimento insostituibile della vita del Partito“.
La scelta di Bigon sul voto alla legge sul fine vita
Bigon è stata al centro delle polemiche dopo aver astenuto il suo voto sulla legge sul fine vita, andando contro la posizione del suo gruppo. Questa sua scelta ha contribuito ad affossare la normativa. La consigliera regionale ha difeso la sua coerenza, affermando: “Continuo ad avere fiducia nel confronto e nel dialogo. Rivendico il diritto alla coerenza della scelta fatta che era legata alla disponibilità o meno, per tutti, delle cure palliative. Un malato terminale può e deve essere preso in carico e accompagnato al compimento della propria esistenza, lasciando a lui la libera scelta delle cure palliative. La presa in cura è fondamentale e la Regione deve farsene carico“.
I motivi dell’astensione di Bigon sul ‘fine vita’
Bigon ha sottolineato alcuni elementi che hanno influenzato la sua decisione di astenersi sul voto alla legge sul fine vita. Ha fatto riferimento alla relazione sociosanitaria 2023 della Regione, che evidenzia che solo una parte degli ammalati oncologici viene presa in carico, con una diminuzione del 30% rispetto a tutti gli ammalati che ne avrebbero diritto. Riguardo alle implicazioni politiche, Bigon ha concluso: “Sul piano politico rilevo invece che la responsabilità di quanto è avvenuto in Consiglio ricade non su di un singolo voto dell’opposizione, ma sulla maggioranza che ha visto una frattura verticale al suo interno. Come Pd dovremmo parlare dei 25 voti mancati a Zaia, più che della mia astensione“.