Ultimo aggiornamento il 14 Febbraio 2024 by Redazione
Matteo Messina Denaro: “Le carte di identità vuote”
Il 7 luglio del 2023, il boss mafioso Matteo Messina Denaro viene interrogato per l’ultima volta dal Procuratore aggiunto di Palermo, Paolo Guido, prima della sua morte. Durante l’interrogatorio, Messina Denaro rivela un dettaglio sorprendente riguardo alle sue carte di identità.
Le carte di identità utilizzate per nascondere la sua vera identità non sono state realizzate, secondo il boss, al Comune di Campobello di Mazara, come emerse dal verbale di perquisizione dopo il suo arresto. Quando il magistrato chiede se avesse mai utilizzato un documento romano, Messina Denaro risponde in modo enigmatico: “Sono molti i documenti, però c’è da vedere com’erano, perché se hanno il numero di matricola è un conto, non servono a niente… i documenti, la carta di identità. Certo, certo… se c’è numero di matricola, che ne deve fare? I documenti devono essere senza il numero di matricola, cioè quando partono da là; il momento in cui arrivano in Prefettura, dove deve andare col numero di matricola? Questo volevo dire. Quindi, magari…”.
Le carte di identità vuote e senza numero di matricola
Secondo le parole di Messina Denaro, le carte di identità utilizzate per nascondere la sua vera identità erano “vuote”, senza nemmeno il numero di matricola. Questo dettaglio solleva interrogativi sulle modalità con cui il boss mafioso riusciva a ottenere e utilizzare tali documenti falsi.
Il fatto che le carte di identità fossero prive di numero di matricola potrebbe indicare che venivano create al di fuori delle normali procedure amministrative. Messina Denaro sembra suggerire che i documenti venivano prodotti inizialmente senza il numero di matricola e successivamente venivano “completati” una volta arrivati in Prefettura. Questo particolare dettaglio potrebbe essere stato un elemento chiave per la sua capacità di eludere le autorità per così tanto tempo.
Un enigma irrisolto
Le parole di Matteo Messina Denaro gettano luce su un aspetto poco conosciuto delle sue attività criminali: l’utilizzo di carte di identità vuote e senza numero di matricola per nascondere la sua vera identità. Tuttavia, l’enigma rimane irrisolto: come riusciva il boss mafioso a procurarsi tali documenti falsi e a farli arrivare in Prefettura senza sollevare sospetti?
La risposta a questa domanda potrebbe fornire importanti indizi sulle reti di connivenza e corruzione che hanno permesso a Messina Denaro di sfuggire alla cattura per così tanto tempo. Nonostante la sua morte, le indagini sulle sue attività criminali continueranno, nella speranza di svelare tutti i segreti di uno dei boss più ricercati d’Italia.