Ultimo aggiornamento il 11 Settembre 2024 by Luisa Pizzardi
Un recente e promettente studio italiano celebra un’importante scoperta nella ricerca contro il tumore al seno resistente alle terapie ormonali. Condotto dalle università di Salerno e Federico II di Napoli, il progetto ha ricevuto finanziamenti dalla Fondazione Airc e dal ministero dell’Università e della Ricerca. I risultati, pubblicati sulla rivista scientifica Molecular Cancer, potrebbero segnare un passo decisivo verso cure di precisione più efficaci. Attraverso test in laboratorio, gli scienziati hanno identificato una proteina cruciale per la resistenza alle terapie androgene e hanno testato farmaci innovativi in grado di contrastarne l’attività.
La problematica della resistenza alle terapie ormonali
Un fenomeno allarmante tra i pazienti
Negli ultimi anni, il trattamento del tumore al seno ha visto un notevole progresso grazie all’introduzione di terapie a bersaglio molecolare, come gli antagonisti degli estrogeni. Questi farmaci hanno mostrato un’elevata efficacia nei casi in cui il tumore presenta recettori ormonali positivi, quali ER alfa e Pgr. Tuttavia, la resistenza a questi trattamenti rappresenta un fenomeno preoccupante in una parte significativa della popolazione colpita da questa malattia. Sebbene inizialmente i pazienti rispondano bene alla terapia, nel tempo il tumore sviluppa meccanismi di evasione, portando a una ricaduta.
È proprio questa ricerca di nuove soluzioni terapeutiche che motiva il lavoro dei ricercatori italiani, i quali cercano di comprendere i complessi meccanismi biologici sottostanti a questa resistenza. Gli studi recenti hanno dimostrato che la proteina Brpf1 gioca un ruolo decisivo, fungendo da mediatore per le cellule tumorali resistenti, creando auspici per la scoperta di trattamenti più mirati.
Scoperta della proteina Brpf1
Un ruolo chiave per la sopravvivenza cellulare
Il team di ricerca coordinato da Alessandro Weisz e Giovanni Nassa presso il Dipartimento di Medicina della Scuola medica salernitana e il Centro di ricerca genomica per la salute ha messo in evidenza il gene Brpf1. Questa proteina è stata scoperta come un fattore determinante nella sopravvivenza delle cellule tumorali, mediatore degli effetti degli ormoni estrogeni. La sua prevalenza nelle cellule tumorali suggerisce che sia un punto nevralgico per lo sviluppo e la propagazione della malattia, un’area in cui si possono concentrare gli sforzi terapeutici.
La ricerca condotta dai due atenei campani ha evidenziato che l’inibizione della proteina Brpf1 può rivelarsi efficace nel contrastare la crescita delle cellule tumorali. Utilizzando diverse tecniche di laboratorio, i ricercatori hanno osservato come l’eliminazione dell’attività di questa proteina possa rappresentare un obiettivo centrale per il trattamento delle forme più aggressive e difficili da trattare di cancro al seno.
L’efficacia dei farmaci GSK5959 e GSK6853
Soluzioni innovative nella lotta contro il cancro
I ricercatori hanno realizzato test significativi su due farmaci specifici, GSK5959 e GSK6853, che si sono dimostrati promettenti nel bloccare l’attività della proteina Brpf1. Gli esperimenti condotti in laboratorio hanno rivelato che questi farmaci non solo inibiscono la proliferazione delle cellule tumorali, ma inducono anche la morte cellulare, specialmente in quelle resistenti alle terapie ormonali, un risultato che apre nuove opportunità nel trattamento del cancro al seno.
La ricerca ha dimostrato come l’inibizione di Brpf1 influisca sul modo in cui le cellule tumorali rispondono agli ormoni estrogeni, interrompendo il percorso biologico che termina nella crescita e proliferazione cellulare. I ricercatori hanno individuato che questo meccanismo avviene attraverso l’azione del recettore nucleare ER alfa, attivando una strategia terapeutica che potrebbe in futuro fornire una risposta concreta a una problematica tanto complessa.
Con queste scoperte, la speranza è quella di sviluppare terapie di precisione non solo per il tumore al seno, ma anche per altri tipi di neoplasie che presentano meccanismi simili di resistenza alle cure. La ricerca continua a offrire nuovi spiragli nella lotta contro una delle malattie più insidiose della nostra epoca.